martedì 18 febbraio 2020

Lettera a Tommaso Sorgi


Caro Tommaso,
sai cosa mi succede con i libri. Quando ne arriva uno nuovo a volte inizio subito a leggerlo, altre volte lo metto da parte: “Lo leggerò a suo tempo”, mi dico. Può stare lì per anni. Ogni tanto, quando scorro la mia libreria, me lo rivedo davanti; lentamente mi diventa una presenza familiare: so che attende con pazienza. Poi un giorno, senza un particolare perché, lo prendo in mano e comincio la lettura, ora più gustosa dopo la lunga attesa.
Così mi è capitato con il tuo libro, pubblicato nove anni fa.
L’ho letto in questi giorni, nella mia stanza, in metro, in treno…, a bocconi, ma senza mai perdere il filo. L’ho terminato ieri e oggi sono andato a cercare il dattiloscritto che mi avevi inviato. C’è ancora allegato il biglietto d’accompagnamento, datato 31 marzo 2001:

“Carissimo p. FABIO,
ho lavorato per due anni a questa redazione su Giordani e la preghiera, richiestomi da mons. Tasciotti.
Puoi leggerlo con attenzione?
Con la speranza che, nel pubblicarlo, possa essere impreziosito da una tua introduzione.
Subito dopo le feste pasquali, ti cercherò.
Con affetto e stima.
Tuo in MARIA, oblato anch’io.
Tommaso”

Con la posta mi succede come per i libri. Ad alcune lettere rispondo subito, altre rimangono lì a lungo… la tua diciannove anni! Ma non restano disattese, e finalmente ti rispondo.

Chissà perché nel 2001 non lessi il tuo testo. Quando me lo mandasti ero ancora in Asia, dove ero andato per più di un mese, passando dalla Thailandia, al Vietnam, alla Corea, alle Filippine. Al ritorno fui ripreso dalla Scuola Abbà, dal preparare l’incontro con l’Associazione dei Membri Curie Generalizie e chissà da quante altre occupazioni. Eppure il tema del tuo scritto mi interessava particolarmente. In quel periodo infatti Chiara avrebbe voluto affidarmi il compito di postulatore per la causa di beatificazione di Igino Giordani promossa dal Vescovo di Tivoli. “Farai un po’ da ‘regista’, mi diceva, lasciando che siano altre persone a lavorare nei diversi ambiti storici, teologici e giuridici. Basterà dedicare a questo lavoro un giorno alla settimana per riservare l’altro tempo al Centro dei religiosi e agli altri impegni, come l’università, gli Oblati...”.
C’è un tempo per ogni cosa. Il tempo per leggere il tuo libro, Il “viaggio”, il “volo di Igino Giordani, è arrivato adesso.  ... e adesso, come vedi, rispondo alla tua lettera, ma per quanto riguarda la presentazione, mi dispiace, ti ho deluso (hai aspettato 10 anni!, fin quando hai pubblicato il libro senza nessuna presentazione).

Chissà cosa avrei scritto se allora avessi risposto alla tua richiesta. La mia lettura sarebbe stata diversa da quella di adesso. Allora lo sguardo si sarebbe incentrato su Giordani e avrei parlato del sapiente percorso che hai saputo tracciare: un capolavoro di teologia spirituale, un ritratto perfetto che illustra la sua santità: basterebbe da solo a costituire la positio per il processo di beatificazione.
Adesso invece leggendo il tuo libro non posso guardare a lui senza guardare a te. In quanto scrivi ascolto la tua voce, sento il timbro secco e veloce della pronuncia, vedo la tua mimica, sento il tuo sguardo posarsi su di me, con quei tuoi occhi socchiusi per fissarmi più intensamente. Parli di Giordani e m’accorgo che parli anche di te, forse senza che neppure rendertene conto. Vi vedo rispecchiati l’uno nell’altro. Il tuo “viaggio” è stato diverso da quello di Foco, eppure anche tu, come lui, hai spiccato il “volo” in Dio. Quei tratti d’unione profonda con Cristo, l’amore per Maria, l’attenzione al fratello che descrivi così bene nella vita di Giordani, sono spesso i tuoi. Anche tu hai raggiunto quell’unione mistica con Dio che descrivi con senso di pudore.

Era l’impressione che ebbi l’ultima volta che ti ho incontrato, il 18 gennaio 2014 quando, assieme a Luigino Bruni, venni a trovarti nella tua casa a Teramo. Nel mio diario annotai: «Sul comodino, accanto al letto, la cartella con i fogli su cui Tommaso sta lavorando: “La maternità di Dio”. “Mi colpirono le parole di Giovanni Paolo I – racconta – quando disse che Dio, oltre ad essere Padre, è anche Madre. Da allora ci ho pensato spesso ed ora scrivo su questa realtà di Dio”. Lasciandolo mi è sembrato di scorgere anche in lui un tocco della maternità divina».
L’impressione di allora mi è confermata dalla lettura del tuo libro: hai raggiunto la familiarità nel rapporto con Dio Padre e Madre.
Adesso sento ancora più intenso quel tuo “affetto” che mi dichiaravi alla conclusione del breve biglietto, e quella “stima” immeritata da parte mia e sincera da parte tua.

Un’ultima confidenza. Come segnalibro che ha scandito la lettura del tuo libro, casualmente ho tenuto la foto di Domenico Mangano; l’avevo tra mano perché nel periodo di Natale ho letto tutti i suoi scritti.
Così sono stato – e sono – in compagnia di tre persone profondamente legate tra di loro: tu, Igino e Domenico. Un trio unito materialmente dal libro, e profondamente da un unico Ideale di vita, da un identico impegno politico, da limpidezza d’animo, da una rettitudine diamantina, da evangelica “ingenuità”, da una santità ricca d’umanità.
Vi sento tutti e tre così vicini…
Sono sicuro che mi accompagnate nel mio viaggio, fino a quando non mi vedete spiccare il “volo” come voi, con voi.

Con affetto e stima.
Tuo in MARIA, focolarino anch’io.
Fabio

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