martedì 11 febbraio 2020

Inutile predicare ai preti?


Ci sono tre cose inutili – almeno così mi hanno sempre detto: Confessare le suore, raddrizzare le zampe ai cani e predicare ai preti. Sull’ultima inutilità sembra che il vecchio detto oggi si sia smentito.
Ho “predicato” il ritiro al clero della diocesi di Capua e mi sembra non sia stato vano. Un ascolto e un’attenzione insoliti. Soprattutto ne è seguito un dialogo profondo, sereno, con comunione di esperienze di vita personali intense e significative.
Non è stato “inutile” soprattutto per me perché ho ricevuto molto più di quello che ho dato.

Ieri avevo davanti un altro uditorio, gli operatori pastorali e i catechisti, più di 100 laici e laiche, avvolti dalla gioia e che mi hanno dato gioia.

Il tema, come ho scritto ieri, era “L’annuncio della Parola, testimonianza di vita fino al martirio”.
Sono partito dalle ultime parole rivolte agli apostoli da Gesù, prima di salire al cielo, sono state: “Mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (Atti 1, 8);
e dalla risposta di Pietro e Giovanni al sinedrio che li diffida dal parlare e dall’insegnare nel nome di Gesù: “Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (Atti 4, 20).
L’annuncio è testimonianza: “quello che abbiamo visto e ascoltato”.
Testimoni dunque, ossia coinvolti in prima persona in quello che annunciano: occorre aver udito, visto, contemplato, toccato. Si comunica un vissuto, un’esperienza. Altrimenti è erudizione, forse catechesi, ma non si genera la vita.

E Capua? La grande Capua romana e medievale?
La vedrò un'altra volta. Questa volta mi accontento del campanile della cattedrale.

Nessun commento:

Posta un commento