martedì 19 marzo 2013

Uso improprio del tablet…


Da poco tempo possiedo anch’io un tablet. Le prestazioni sono limitate, ma mi è molto utile soprattutto nei frequente viaggi alleggerendomi dei molti libri che ero solito portare con me. È talmente robusto che potrei schiacciarci le noci, lo schermo così lucido che potrei specchiarmi. Ma non lo utilizzo né come schiaccianoci né come specchio, uso improprio e, nel primo caso, potenzialmente dannoso: sarebbe sprecato, meglio attenersi alle istruzioni del programmatore. Riflessione ovvia e forse anche un po’ stupida.
Se invece la metafora del tablet, per un guizzo analogico, richiama la mia persona, la riflessione non la trovo più tanto ovvia. Mi sorprendo spesso ad utilizzare le mie risorse – intelligenza, fantasia, energie… – in maniera impropria, in azioni per le quali non sono stato “programmato”. Guardandomi attorno non mi sembra di essere il solo. Basta una manovra appena fuori posto con l’auto che subito si scatenano reazioni violente, volgari, del tutto sproporzionate rispetto all’innocuo sbaglio. Ho appena visitato una città, dove non tornavo da anni, e sono rimasto impressionato dalla quantità di vecchi materassi, sedie sfondate, frigoriferi rotti, abbandonati lungo i marciapiedi. Nella appena conclusa campagna elettorale la lotta all’evasione fiscale, alla corruzione, all’appropriazione del patrimonio pubblico, hanno accomunato tutti i politici, segno della consapevolezza che tali comportamenti fanno parte dell’uso indebito del tablet-persona umana. Basta un attimo di lucidità per riprovare il male.
Il dubbio si insinua quando ci si pone la domanda: questo comportamento è proprio male? Perché, se ne ho la possibilità e sono sicuro dell’incolumità, non dovrei approfittare della mia posizione per un tornaconto personale, anche se questo va a discapito della collettività? Da dove riparte la fondazione dei valori che devono guidare il vivere sociale? E chi è preposto alla formazione ai valori? Su questo il silenzio è assordante.
Propongo di tornare al “manuale d’uso” per il corretto “funzionamento” dell’essere umano: l’ha scritto Colui che l’ha creato e si chiama Vangelo.

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