Questa sera tutti i cristiani tornano a Gerusalemme, sul
monte Sion, e salgono al piano superiore della casa di Maria, la mamma di Marco
Giovanni.
Sono andato quattro volte al cenacolo, ma tra il vociare e
il via vai di turisti e pellegrini non è facile raccogliersi, eppure basta
andare nella stanza accanto, celebrare l’Eucaristia e si avverte ancora il
profumo del pane spezzato, del sangue versato: un Dio che si dona.
Questa sera torniamo al cenacolo per partecipare all’ultima
cena di Gesù, per farci lavare i piedi, segno del suo dare la vita per noi, per
accogliere il comandamento nuovo dell’amore reciproco, per ricevere
l’Eucaristia, per ripetere con Gesù la preghiera al Padre perché tutti siano
uno: nasce la Chiesa.
Questa sera tutti gli Oblati tornano ad Aix-en-Provence,
entrano nel coro della chiesa della missione, per rinnovare la loro scelta
donazione a Dio. Quest’anno sono qui, con i nostri studenti, per rivivere quel
momento solenne.
Il giovedì santo del 1816, il primo che vivevano assieme tra
di loro, sant’Eugenio e il suo primo compagno vi passarono la notte in
preghiera, “assaporando una profonda gioia – come scrive il fondatore – alla
presenza di nostro Signore, ai piedi del magnifico trono in cui l’avevamo
deposto… Pregammo questo divino Maestro, se era sua volontà, di benedire la
nostra opera, di condurre i nostri compagni presenti e quelli che in avvenire
si sarebbero uniti a noi, a comprendere il valore di questa oblazione di sé stessi, fatta a Dio,
quando lo si volesse servire totalmente e consacrare la propria vita alla
diffusione del suo santo Vangelo e alla conversione delle anime. I nostri
desideri furono esauditi».
Il piccolo gruppo di preti diocesani, riunitisi da poco meno
di tre mesi, stava diventando una famiglia religiosa: nascevano gli Oblati di
Maria Immacolata.
Grazie padre Fabio che ci riveli il cuore della tua famiglia e in quell'origine ci accompagni per inserire anche noi .Buona Pasqua
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