Grans, 17 marzo 1916.
Oggi, terza domenica di Quaresima, si è conclusa la missione di Grans. La
gioia è proporzionale alla stanchezza. Sono state cinque settimane intensissime,
senza un attimo di respiro e senza tregua, impegnate in predicazione, visita
alle famiglie, colloqui personali nel confessionale, incontri per riconciliare famiglie
divise e in lotta tra di loro… Tornando ad Aix avremo modo di riflettere
insieme sulla straordinaria esperienza di questa nostra prima missione.
Per il momento trascrivo soltanto alcune righe di una lettera che mi ha
scritto quattro giorni fa lo zio Roze-Joannis. In quanto sindaco di questa
cittadina, ha una capacità di lettura particolare su quanto qui è accaduto. Mi
parla innanzitutto degli “effetti mirabili dello zelo prodotti dallo spirito di
Dio ti cui sei animato”. Quindi continua: “Le grazie così abbondanti che egli ti
comunica non sono soltanto per te, ma per il bene e la salvezza di molti. La
Chiesa ha bisogno, oggi più che mai, di ministri che, con le loro istruzioni,
rinnovino la fede che si sta estinguendo, e che con il loro esempio diventino modello
per il gregge e risveglino i pastori negligenti”.
Riferendosi poi all’insinuazione di
alcuni che ancora non capiscono perché abbia lasciato carriera e nobiltà per
diventare prete, mi scrive: “Vivendo e insieme insegnando il Vangelo di Gesù
Cristo, come tu fai, stai provando a certuni che hanno avuto dei dubbi
ridicoli, che tu non sei entrato nel santuario di Dio per motivazioni umana, ma
per una chiamata di Dio”. Ringraziamo Dio per tutto il bene compiuto.
Non vedo l’ora di tornare ad Aix
dove potrò riabbracciare il caro p. Tempier che è rimasto lì da solo per
accompagnare i giovani della nostra Associazione. (Dal Diario di Sant’Eugenio de Mazenod, lf)
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