Grans, 1° marzo 1816
Da quando l’11 febbraio, domenica di
Settuagesima, abbiamo iniziato la missione di Grans, non ho avuto più un attimo
di respiro per poter scrivere una riga di diario: non abbiamo il tempo di
mangiare e nemmeno di dormire. Sono riuscito a far partire una lettera
soltanto, qualche giorno fa, il 24 febbraio, indirizzata a p. Tempier che è
rimasto ad Aix. Tutti gli altri, Icard, Mie, Deblieu, Maunier, sono qui con me per la nostra prima esperienza
missionaria.
Due anni fa lo zio Roze-Joannis,
sindaco di questa borgata di 1500 abitanti ad una trentina di chilometri da
Aix, mi aveva invitata a darvi una missione, ma allora ero solo e non mi pareva
opportuno. Oggi eccomi qui, per grazia di Dio, a rispondere a quell’invito assieme
alla mia piccola nuova comunità missionaria piena di zelo.
È assolutamente impossibile annotare
i prodigi che Dio sta compiendo attraverso il nostro santo ministero. In questo
paese la religione, senza la missione, era finita; ora trionfa, e se anche siamo
sopraffatti dal lavoro, non me ne lamento, perché le nostre consolazioni sono
senza misura, come le fatiche. Ci sarebbe lavoro per dodici e siamo soltanto in
cinque. Tra noi missionari siamo quali dobbiamo essere cioè un cuore, un'anima,
una mente: meraviglioso! (l.f.)
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