Gintaras, primo a sinistra, con i vescovi quando non era ancora vescovo |
L’ingegnere dell’IMB diventa vescovo
Alto, simpatico, con un bell’accento americano,
Gintaras (= ambra) allora era appena tornato da Roma dove aveva conseguito il
dottorato in diritto. Affascinante la storia della sua famiglia, una delle
tante straordinarie storie che mi sentii raccontare in quei giorni.
La guerra separa i
genitori: il papà è preso dai tedeschi e portato in Germania per i lavori
forzati; la mamma e la sorella rimangono in Lituania. Finita la guerra il padre
non può più tornare in Lituania ormai occupata dalla Russia. Pensa che moglie e
figlia siano morte e lo stesso pensano di lui moglie e figlia. Come tanti altri
lituani emigra negli Stati Uniti. Dopo 12 anni, attraverso gli amici degli
amici degli amici, viene a sapere che moglie e figlia sono ancora vive. Devono
passare altri quattro anni prima che possano incontrarsi, grazie al gesto di
cortesia che la Russia fa in occasione della visita del Presidente degli USA,
Nickson, permettendo la riunificazione di 200 famiglie, tra cui quella di
Gintaras. La mamma e la sorella possono finalmente raggiungere il padre negli
Stati Uniti. L’anno seguente nasce Gintaras.
Nel luglio del 2001,
quando venni in Lituania, da due
giorni
era rettore del seminario (dopo essere stato per cinque anni ingegnere della IBM). Oggi lo ritrovo vescovo e partecipa, assieme agli altri vescovi della conferenza episcopale lituana, al ritiro che sto loro guidando.
era rettore del seminario (dopo essere stato per cinque anni ingegnere della IBM). Oggi lo ritrovo vescovo e partecipa, assieme agli altri vescovi della conferenza episcopale lituana, al ritiro che sto loro guidando.
Dopo due giorni è cessato di nevicare. Si è alzato un
vento gelido che solleva nuvoli di neve dai tetti delle case. Approfitto dei
pochi momenti liberi per camminare, avvolto nel vecchio giaccone di piume
portato dal Canada, tra le strade del paese di Šiluva, silenzioso e
deserto; soltanto qualche spalatore di neve davanti casa e qualche ragazzo che
torna da scuola. Mi piace sentire, ad ogni passo, lo scricchiolio della neve
che tutto ammanta. Recito il salmo 147:
come cavallette che si posano è la sua discesa;
l’occhio ammira la bellezza del suo candore
e il cuore stupisce nel vederla fioccare.
Riversa sulla terra la brina come il sale,
che gelandosi forma come tante punte di spine.
Apa Pafnunzio continuava a ruminare la preghiera
dell’ultima cena: “Glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo
presso di te prima che il mondo fosse”. Gesù aveva appena ricordato al Padre
che lo aveva glorificato in terra compiendo la missione che gli aveva affidato:
aveva dato la vita per noi. Ora, in contraccambio, chiede che anche per sé la
gloria, ossia la “vita”, la realtà di Dio. Sì era “spogliato” della sua
divinità per donarla a noi, ora sarà rivestito di quella stessa divinità che è
da sempre la sua natura. Anche per Gesù valgono le parole che egli ha rivolto a
noi: “Date e vi sarà dato”.
Nessun commento:
Posta un commento