“Ecco uno scrittore”, ha esclamato Benedetto XVI vedendo che mi presentavo a lui con un libro in mano.
Avevo infatti con me il libro Il castello esteriore, nel quale padre Jesús Castellano mette in luce la novità della spiritualità di Chiara Lubich che seguiva fin da giovane e che tanto lo ha illuminato per la comprensione del carisma teresiano e lo ha sostenuto nel suo servizio alla Santa Sede.
“Sono
contendo di donarle un piccolo libro che ho preparato raccogliendo scritti e
conversazioni di un nostro comune amico”, gli ho detto. E Lui con gioia: “Sì, è
proprio un amico…”. Hanno infatti lavorato per anni insieme alla Congregazione
per la Dottrina della Fede.
Avevo
accolto con grande gioia l’invito, rivoltomi dalla Congregazione per la vita
consacrata, in particolare da sr. Nicla Spezzati, sottosegretario, di salutare personalmente
il papa, a nome di tutti i religiosi. Era la prima volta che avrei potuto
incontrarlo a tu per tu.
Così ho
potuto seguire la celebrazione del 2 febbraio nella basilica di san Pietro,
proprio in prima fila, con accanto sr. Nicla e padre Bruno Secondin, amici e
colleghi di insegnamento. Al termine della messa tutti e tre, assieme alla
presente della Conferenza mondiale degli Istituti secolari, della vice
presidente dell’UISG, dell’abbadessa delle benedettine di Rosano e di sr. Viviana presidente dell'USMI, abbiamo potuto
intrattenerci, uno dopo l’altro, con il Papa.
Gli ho subito detto la gioia di poterli testimoniare il mio affetto e la mia obbedienza.
Gli ho subito detto la gioia di poterli testimoniare il mio affetto e la mia obbedienza.
In una
letterina che gli ho consegnato gli ho spiegato che, prima ancora del libro gli
portavo i membri della mia Congregazione, i Missionari Oblati di Maria
Immacolata. Li ho conosciuti da ragazzo – gli ho scritto – e più tardi li ho
seguiti, affascinato dal carisma di sant’Eugenio de Mazenod. Oggi, alla casa
generalizia, ho il compito dello studio e delle pubblicazioni riguardanti la
storia, la vita e la missione della Congregazione; lo vivo come un dono
speciale che mi tiene costantemente in contatto con le fonti carismatiche e con
i nostri missionari sparsi in tutti i continenti.
Gli ho poi
portato le migliaia di giovani religiosi e religiose che in questi anni di insegnamento
nelle varie facoltà pontificie di Roma ho incontrato, amato, aiutato nel loro
cammino di studio. Tanti li ritrovo spesso nei miei frequenti viaggi nel mondo
e con gratitudine li vedo vivere e lavorare per la Chiesa.
Gli ho portato
le migliaia di consacrati e consacrate che aderiscono al Movimento dei Focolari
e che vivono tra di loro la comunione dei carismi. Così gli ho spiegato che li
incontrai per la prima volta quando, ventenne, ero ancora novizio; fui colpito
dal loro impegno nel cammino di santità e dal legame di profonda carità che li univa
tra loro. Con essi mi sento chiamato a cooperare alla realizzazione del
testamento di Gesù «che tutti siano uno» (Gv
17, 21). Nella spiritualità di Chiara Lubich sperimentiamo una particolare luce
per vivere con rinnovato impegno la nostra Regola e il servizio alla Chiesa.
Infine
non mi rimaneva che donargli la mia vita, come l’ho donata al Signore, per il
pieno compimento della sua missione tra noi, perché il Signore gli dia luce,
forza, salute… e tanta gioia.
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