Questa mattina ho celebrato la messa
in questa bella chiesa. Mi ero preparato l’omelia partendo dalle parole che
ieri avevo messo sotto la penna di sant’Eugenio, quelle che parlavano della
presentazione di Gesù al tempio come invito a offrirci anche noi insieme a lui.
La preghiera d’inizio messa mi ha
spiazzato. Rivolgendosi al Padre si chiede di “essere presentati a te”. Da dove
salta fuori questo passivo? Non siamo più noi che ci doniamo, che facciamo
l’oblazione di noi. No, siamo donati. Ma da chi? Mi sono venute tre risposte:
- da Maria. Come offrì il figlio suo
al Padre, gli presenta ciascuno di noi, perché siamo realmente figli suoi come
lo era Gesù: lei è nostra Madre;
- dalla Chiesa, di cui Maria è
segno. È la Chiesa che accompagnandoci lungo tutta la vita, dal battesimo alla
morte, ci presenta costantemente al Padre, nell’Eucaristia, nel sacramento
della penitenza, pregando ogni giorno per tutti le sue membra…
- dalle persone con cui viviamo.
Ognuno porta a Dio, quanti amiamo, i membri della nostra famiglia, della nostra
comunità: li presentiamo e siamo presentati, nella reciprocità dell’amore, in
un cammino d’unità.
È bello sentirsi portati…
Caro Don Fabio, volevo aggiungere... (non son se è teologicamente vero) anche dalla comunione dei Santi. Nei giorni scorsi è andato in Cielo un mio amico fraterno e la sua partenza ha lasciato un segno in me. Mia moglie mi ha fatto detto: 'Non essere triste, perchè lui ha portato con se tutti i momenti che avete vissuto insieme: quindi anche te. ' Ho avuto una grande gioia e la consapevolezza che, se sono in Paradiso, posso vivere qua il 'già-e-non-ancora'.
RispondiEliminaBuona settimana.
Francesco.