domenica 16 ottobre 2011

Rendete a Dio quel che è di Dio

Sulla moneta d’argento con la quale si pagava il tributo c’è impressa l’immagine e l’iscrizione di Cesare Augusto. Se è dell’imperatore che a lui la si renda: “Rendete a Cesare quello che è di Cesare”. Con queste parole Gesù riconosci il valore dello Stato e delle sue istituzioni. E inviti alla stima, al senso di responsabilità, all’impegno per la "cosa pubblica", nel rispetto delle leggi, nella tutela della vita, nella conservazione dei beni della collettività.
Ma la tua risposta va ben oltre. Come sulla moneta romana c’è l’immagine dell’imperatore, così nel nostro cuore è impressa l’immagine di Dio: ci ha creati a sua immagine e somiglianza! Allora occorre rendere a Dio quello che è suo.
Il profeta Isaia invita a scrivere sul palmo delle mani: “Proprietà del Signore”! quasi a ricordarci che gli apparteniamo e a lui dobbiamo tornare: rendere a Dio ciò che è suo e che ci ha donato.
Tutto ci ha donato, vita, forze, intelligenza, cuore. Da Lui veniamo, a Lui torniamo: “Rendete a Dio quello che è di Dio”.
“Sono tuo, ti appartengo”, dice l’amato all’amante, senza sentire l’espropriazione ma soltanto il gaudio d’un legame intimo, costitutivo del proprio essere.
“Sono tuo, ti appartengo”, è la mia dichiarazione d’amore, oggi e sempre. E tu a me: “Allora donami ciò che mi appartiene, donami senza riserve, sapendo che solo così sarai veramente”. 

1 commento:

  1. Carissimo Padre Fabio grazie di queste parole che mi hanno toccato l'anima. “Sono tuo, ti appartengo”, è la mia dichiarazione d’amore, oggi e sempre. E tu a me: “Allora donami ciò che mi appartiene, donami senza riserve, sapendo che solo così sarai veramente”.
    Lo voglio essere non da solo ma con tutti quelli che hanno iniziato il Santo Viaggio.
    Francesco.

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