“Da noi le tradizioni si perdono alla svelta; presto rimarranno soltanto le lettere. Che dunque si curino queste tradizioni, come faccio io, aspettando che qualcuno si metta all’opera” (Eugenio de Mazenod, Diario, 24 novembre 1838). “Ho scartabellato tra le mie carte. Ho bruciato quasi 200 lettere. Ho conservato quelle che potrebbero servire da materiale per la storia della Congregazione… Ma occorrerebbe un uomo tutto dedito, paziente, interessato, capace di coordinare il materiale. Stia pur sicuro che avrebbe impiegato bene il suo tempo, se dal suo lavoro ve uscirà l’interessante storia delle origini e dello sviluppo della Congregazione; la relazione della vita edificante, esemplare, apostolica, dei membri della Congregazione che hanno consacrato tutta la loro esistenza, fino a sacrificare anche la vita stessa, per la gloria di Dio e la salvezza delle anime. Se trovassi questo uomo di buona volontà, non esiterei a fargli abbandonare ogni altro impegno, ogni ministero perché potesse dedicarsi, anche due anni interi, a questa unica occupazione” (Diario, 14 dicembre 1838).
Erano passato vent’anni dagli inizi e un uomo che impiegasse due anni a raccogliere e raccontare le origini allora sarebbe potuto bastare. Oggi sono passati 200 anni e gli Oblati hanno fatto storia in tutto il mondo e continuano a vivere e operare ovunque. Non basta più un uomo soltanto e solo per due anni.
Caro sant’Eugenio, adesso hai una squadra che si dedica ad attuare il tuo sogno. Non dovrai più rammaricarti. Guarda la redazione della nuova rivista “Oblatio”! Abbiamo iniziato con due giorni di incontro per programmare le prossime pubblicazioni.
Ha bisogno dei tuoi auguri perché il suo compito è quello di aiutare tutti gli Oblati, anzi tutti i membri della grande famiglia oblata, che comprende anche tanti laici, a riscoprire in maniera sempre nuona lo spirito di famiglia, come scrivevi il 29 luglio 1930: “Bisogna riempirsi del nostro spirito e vivere solo attraverso di esso. La cosa è chiara da sé, senza che ci sia bisogno di spiegazioni. Come nella Congregazione ci sono un vestito comune e Regole comuni, bisogna che ci sia un comune spirito che animi questo nostro corpo”.
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