venerdì 28 ottobre 2011

Viaggio in Polonia / 3 – La nuova evangelizzazione di Eugenio de Mazenod


Al centro della foto Eugenio Boisgelin, figlio di Charlotte Eugénie Césarie Antoinette Émilie, detta semplicemente Ninette, sorella di sant’Eugenio de Mazenod (è stato lui a battezzarlo e a sposarlo). La bambina a sinistra è la nipotina di Eugenio Boisgelin e la nonna di Bertrand Morard, uno dei 350 discendenti di Ninette. Una famiglia fiera di avere alle sue origini un santo, convinta che sant’Eugenio fosse santo prima ancora che fosse proclamato tale dalla Chiesa. Nel 1960, quando Bertrand Morard aveva 5 anni, la nonna a sera riuniva la famiglia per la preghiera e alla fine diceva: “E ora preghiamo sant’Eugenio…”.
Bertrand Morard
La conferenza di Bertrand Morard ci ha incantati. Ha parlato delle tre famiglie: quella del padre di Sant’Eugenio, i de Mazenod; quella della madre, i Joannis; quella della sorella, i Boisgelin; e del rapporto di sant’Eugenio con tutte e tre le famiglie. Varrà la pena leggere il suo testo.
Quella di Bertrand Morard è stata una delle 12 conferenze che si sono tenute oggi al convegno dal titolo “Dalla Rivoluzione francese alla nuova evangelizzazione”, in occasione dei 150 anni della morte di sant’Eugenio e organizzato dall’università di Porzan e dallo studentato oblato di Obra, parte integrante della facoltà di teologia dell’università.
La giornata si è aperta con il messaggio di Fisichella, presidente del nuovo Pontificio consiglio per la nuova evangelizzazione ed è continuata con tanti apporti molti interessanti sul tempo di sant’Eugenio e sul suo lavoro di evangelizzazione. Circa 150 i partecipanti: Oblati e laici amici. Presiede l’ausiliare di Poznan e il nostro superiore generale.
A me il compito di spiegare il segreto della “nuova evangelizzazione” (tale era al suo tempo) di sant’Eugenio e dei primi Oblati: “Away from Jansenism and closer to the Savior: Eugene de Mazenod’s missionary method”. Devono aver avuto certamente un loro segreto, perché in quegli anni nacquero altri 45 gruppi di missionari, come il loro, eppure sono tutti spariti o si sono ridotti a poche unità, mentre gli Oblati si sono sviluppati in tutto il mondo e sono rimasti fino ad oggi. Penso che il segreto sia stato non tanto nel metodo missionario, ma nello spirito che ha animato quel primo gruppo e che si è trasmesso di generazione in generazione.
Di questo spirito ho messo in luce soltanto la coscienza di essere amati da Dio e il bisogno di trasmettere a tutti la certezza del suo amore misericordioso:
“Io amo sprofondarmi nell’oceano della misericordia di Dio… Dio è infinitamente misericordioso; nessuno ha il diritto di misurare, ancor meno di restringere la sua misericordia, nell’applicazione che egli ne vuol fare per la salvezza delle anime che il suo divin figlio Gesù Cristo ha riscattato col suo sangue prezioso”.
“Noi siamo per vocazione degli uomini di misericordia!”
“Perché Dio ci ha investiti di questo ministero di pace? Perché ha posto in noi questa parola di riconciliazione, se non perché sia applicata efficacemente ai peccatori al fine che i loro peccati non gli siano più imputati, che ricevano il perdono e che siano effettivamente riconciliati con Dio…?” 

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