domenica 1 ottobre 2023

poeta e sentinella nella notte

“Con nel cuore pensosi misteri, tutta la notte d’autunno è caduta sul mare". 
Lo leggo al professore di lettere:
- Ungaretti…
Glielo rileggo:
- Ungaretti!
- No, Mario Borzaga!

Sono le parole con le quale inizia il suo reportage, in partenza da Napoli, 31 ottobre 1957, verso il Laos.

"La motonave Victoria, bianca come ala di colomba, illuminata, sussulta”. Si sente “il brontolio sordo dei motori di una nave che parte. E lo sciabordio delle onde. Un raggio di luna l’addita lontana sul mare”.

Un vero poeta, un grande scrittore p. Mario Borzaga.

Ottobre missionario: vale la pena trascorrerlo in sua compagnia, leggendo il libro appena edito con i suoi scritti: “Identikit”.

Siamo abituati a leggere il suo diario, uno scritto molto personale, non destinata alla lettura da parte di altri, di cui era geloso. Dopo averlo lasciato, con molta reticenza, alla sorella, dal Laos le chiese di restituirglielo. Lei, sulla prima pagina, sotto il titolo che Mario vi aveva apposto: “Diario di un uomo felice”, scrisse semplicemente “Grazie”.

“Identikit” è invece una raccolta di scritti che Mario ha indirizzato al pubblico, i lettori della rivista “Fino al Polo”, e gli “Amici dei Missionari del Laos”.

Una sola pagina che ci mostra lo sguardo di Mario sulla natura che lo circonda:

“A mezzogiorno è cominciato il temporale. Verso sera un buffo di vento ed il cielo si rischiara a ponente. Nell’immensità azzurra ad un tratto nubi bianche vagano come branchi di pecore sui monti. Una freschissima fragranza di terra umida e serena inebria il nostro cantuccio di cielo franato qui sulla riva del Mekong, ai piedi d’un poggio d’alberi altissimi. Al di là del fiume, sulla terra del Siam, fi lari di colline grigie che interrompono la monotonia delle foreste, riposano nella placida sera che le tinge di viola e di mistero. Il sole se ne va lontano là dove nasce il fiume; ci abbandona alla notte sulla nostra piccola isola di speranza, ci lascia a sognare un doppio di campane squillanti per l’incantesimo d’un tramonto di maggio…”

Un doppio di campane nella foresta del Laos? Sono quelle del Trentino lontano, che porta in cuore con sé, in una feconda nostalgia.

Un’altra pagina dalla quale emerge la comprensione della sua missione, quella della sentinella che, come il profeta, veglia nella notte, quando il villaggio si addormenta, ed egli veglia, per la sua gente…

“È venuta la sera… A poco a poco il villaggio s’addormenta all’ombra delle palme e delle nubi alte nel cielo tra le quali branchi di stelle all’addiaccio tremano nell’oscurità. Esco fuori, mi siedo sulla scaletta, tento di pregare recitando la corona. La sentinella è pronta a salire gli spalti a protrarre la sua veglia lungo la notte. Partito l’ordine, la sentinella lascia la tenda; dove il dolore la vuole, ivi pianta la sua garitta. La sentinella non è un capitano, è un soldato semplice, forse l’ultimo delle riserve, che monta il suo posto di guardia con il desiderio profondo di completa comunanza sofferenza e nella gloria coll’esercito dei Figli di Dio. La sentinella non ha nome, non ha età, non ha casa, deve solo vigilare. La sua veglia è salvezza per tutti. Colui che, sacerdote del Signore, monta la guardia al gregge di Dio, di fronte all’accesso del male e dell’ignoranza, assalito da un senso di solitudine, di incapacità, d’impotenza a comunicare ai Fratelli la luce della Verità, non si lascia penetrare dallo scandalo e dall’amarezza, ma accetta tutto il mistero della Croce, il mistero che vive ogni giorno, che ogni giorno rinnova sull’altare in tutta la sua realtà dolorosa e immensa.
Quando la sentinella s’addormenta, quando i suoi occhi sono pesanti a causa della sua mediocrità, non è la voce della vecchia pendola che l’ammonisce, ma il battito del suo cuore che riecheggia l’urlo di milioni di cuori: “Sentinella, all’erta!”. E riprende il suo passo sugli spalti deserti, freddi, pericolosi: passo silenzioso come il cammino di una stella tra l’Orsa Maggiore e Vega".

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