lunedì 16 ottobre 2023

Alla scuola del Maestro

 

La teologia prima di essere la scienza di Dio come oggetto è la scienza di Dio come soggetto, è la rivelazione che Gesù fa di sé, del Padre e dello Spirito Santo. Il luogo di insegnamento e di apprendimento è la comunità dei discepoli. Quella storica, innanzitutto, quella che Gesù si è formato chiamando alla sua sequela, e poi quella che prosegue nella Chiesa, che giunge fino alla nostra università.

Per “imparare la teologia” occorre diventare discepoli di Gesù e camminare dietro a lui, mettersi alla sua scuola, assimilarne la sapienza, imitarlo negli atteggiamenti profondi che rivelano quell’agape divina che egli è venuto a comunicare, fino a formare la sua comunità.

I Dodici vivendo insieme al Maestro e camminando con lui ne comprendevano il mistero. «Per via interrogava i suoi discepoli» circa la propria identità e lui spiegava...

Gesù dava anche lezioni di ripetizione: «Quando entrò in una casa, lontano dalla folla, i suoi discepoli lo interrogavano sulla parabola. E disse loro: “Così neanche voi siete capaci di comprendere?”» (Mc 7, 17), «A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento» (Mc 10, 10)....

Anche l’insegnamento sulla dinamica di vita comunitaria – sull’ecclesiologia? – è legato a momenti ed episodi circostanziati, concreti, che mostrano i disaccordi e i contrasti di questa prima comunità. L’insegnamento di Gesù non è astratto, ma circostanziato, frutto della concreta dinamica dei rapporti. Dopo che per via hanno discusso tra di loro su chi fosse il più grande, egli insegna che nella sua comunità «se uno vuol essere il primo, sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti» (Mc 9, 35). Alla richiesta da parte di Giacomo e Giovanni di sedere alla destra e alla sinistra di Gesù nel regno futuro e alla reazione di indignazione da parte degli altri dieci, contrappone un modo di agire in netto contrasto con quello dei capi delle nazioni e dei grandi che dominano e hanno il potere (cf. Mc 10, 34-45). Lavando i piedi mostra in modo plastico lo stile che deve assumere la sua comunità (cf. Gv 13, 15-16).

Sono, in sintesi, alcune delle cose che ho detto al seminario che abbiamo tenuto all’Università Salesiana sabato scorso. Erano presenti una quarantina tra professori e studenti, in rappresentanza di 10 Università e Istituti superiori di Roma. Poi ho posto alcune domande:

Se questa è la scuola di Gesù, non potrebbe essere così anche la “scuola” delle nostre Università? Come rinnovare insieme la scelta di Dio, come vivere concretamente e insieme il Vangelo, comunicarci le esperienze ed essere davvero discepoli attorno all’unico Maestro e avviarci a una vera spiritualità di comunione…? Occorre “Ripartire da Cristo”, per usare il titolo di un documento della Congregazione per la vita consacrata, dallo stare insieme con lui, con una scelta esplicita, condivisa.

Faceva parte dell’insegnamento integrale del Maestro lo “stare” con lui, la condivisione totale della sua vita e della sua missione, la condivisione anche dell’operato di ciascuno (cf. Lc 10, 17), il riposo vissuto insieme (cf. Mc 6, 31). Come rendere tutto questo parte integrante della nostra formazione universitaria, perché non rischi di rimanere soltanto intellettuale?

Faceva parte dell’insegnamento del Maestro anche la lettura degli eventi contemporanei. Non soltanto di quanto accadeva all’interno della comunità diveniva oggetto di insegnamento, ma anche di quanto avveniva attorno: la vista di un cieco nato (cf. Gv 9), l’uccisione di un gruppo di Galilei nel tempio, la morte di diciotto persone per caduta della torre di Siloe (cf. Lc 13, 1-6)...

Ricordo con gratitudine i miei studi a Torino, quando con i professori commentavamo regolarmente gli eventi politici, gli interventi del Magistero, le notizie dal mondo... Era un esercizio d lettura dei “segni dei tempi”. Ricordo una mattinata intera passata nell’aula magna dell’Università Lateranense a riflettere assieme su un discorso a braccio che Paolo VI aveva fatto nella basilica condividendo le sue preoccupazioni...

Come fare perché la vita della società nella quale viviamo entri nell’Università, sia letta con la sapienza del Vangelo, e dall’Università la gioia del Vangelo si irradi sulla società?

 

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