“È lecito o no pagare il tributo a Cesare?”. Era uno dei tanti “dubia” che scribi e farisei rivolgevano a Gesù per coglierlo in fallo. “Non fare tante storie, non fare come sempre, devi rispondere sì o no”.
Se risponde di sì i
farisei lo accuseranno di collaborazionismo con i Romani e perderà la fiducia
del popolo. Se risponde di no gli erodiani, legati all’autorità romana, diranno
che è un sovversivo e lo accuseranno come un sobillatore. Ma
chi può trarre in inganno
Sulla
moneta d’argento con la quale si pagava il tributo c’è impressa l’immagine e l’iscrizione
di Cesare Augusto. Se è dell’imperatore che a lui la si renda: “Rendete a Cesare
quello che è di Cesare”.
Con
queste parole Gesù riconosce il valore dello Stato e delle sue istituzioni. Invita
alla stima, al senso di responsabilità, all’impegno per la “cosa pubblica”, nel
rispetto delle leggi, nella tutela della vita, nella conservazione dei beni
della collettività. Perfezionando il lavoro, svolgendo con competenza e dedizione
i compiti affidatici, possiamo realmente servire Dio negli altri e contribuire
a che lo Stato e la società rispondano al suo disegno sull’umanità e siano
pienamente a servizio della persona.
Ma
la risposta di Gesù va ben oltre, a indicare ciò che è veramente importante:
rendere a Dio quello che è già suo. Come sulla moneta romana c’è l’immagine
dell’imperatore, così nel nostro cuore è impressa l’immagine di Dio: ci ha
creati a sua immagine e somiglianza!
Il
profeta Isaia ci invita a scrivere sul palmo delle nostre mani: “Proprietà del
Signore”! quasi a ricordarci che gli apparteniamo e a lui dobbiamo tornare. A
lui il tributo totale ed esclusivo della nostra persona. È la cosa più
importante: rendere a Dio ciò che ci ha donato, la vita, le forze, l’intelligenza,
il cuore.
Tutto
ci è donato, tutto è già di Dio, tutto gli appartiene. È solo questione di
scoprirlo, di riconoscerlo. Da lui veniamo, a lui torniamo: “Rendete a Dio quello che è di Dio”.
“Sono tuo, ti appartengo”, dice l’amato all’amante,
senza sentire l’espropriazione ma soltanto il gaudio d’un legame intimo,
costitutivo del proprio essere.
“Sono tuo, ti appartengo”, è la mia dichiarazione d’amore, oggi e sempre. E Gesù a noi: “Allora donami ciò che mi appartiene, donati senza riserve, sapendo che solo così sarai veramente”.
Grazie Padre Fabio Ciardi.Domenico Familiari
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