Questo post è il n. 5001. Non sono pochi. Quello di oggi è il frutto di una lettura che mi ha accompagnato questi giorni. Mi sono riletto, giorno dopo giorno, i 15 capitoletti del libro Racconto di una vocazione. Eugenio de Mazenod, gli anni giovanili. È il periodo di quanto Eugenio, a 20 anni, torna in Francia dopo l’esilio in Italia, alla ricerca della propria strada. Un cammino sofferto ed entusiasmante. È proprio un bel libro, non perché l’ho scritto io, ma perché è bella la storia.
La conclusione l’ho fatta dire a suo padre, Carlo
Antonio, con la quale termina il libro:
“Ti ho seguito giorno dopo giorno, attraverso le tue lettere e i silenzi imposti dal blocco continentale. Ho condiviso con te le crisi, la noia, la malinconia, la nostalgia, le ribellioni contro la sorte avversa, la sofferta ricerca di un’identità sociale, le contrarietà che ti sbarravano ogni strada, portandoti allo scoraggiamento, forse alla disperazione. Ho vissuto con sospensione e ansia la tua ricerca, la lenta e progressiva conversione, fino a quando ho visto splendere agli occhi della tua anima l’amore del Salvatore. Le notizie della tua entrata in seminario e dell’ordinazione sacerdotale mi sono giunte tardivamente, in maniera frammentaria, per vie traverse. Le ho lette come la logica conclusione di un itinerario che adesso appare condotto dalla mano amorevole e misericordiosa di Dio. La sua provvidenza è grande, si prende cura di ogni sua creatura, e conduce dritto pur tra vie tortuose. Chi se non Dio ti ha guidato in tutti questi anni? Quel Dio che non ho mai cessato di pregare per te. Tu non sai che accanto a te c’è anche una Madre, alla quale ti ho raccomandato ogni giorno. Non conosci ancora le sue premure nascoste di cui sei stato oggetto. Lo scoprirai più tardi.
La sincerità della tua ricerca, assieme al tuo ardente
zelo per la salvezza delle anime, ti hanno da poco condotto alla creazione di
un’Opera che vedo destinata a compiere un bene immenso nella Chiesa. Sulla tua
vocazione sacerdotale è fiorita un’ulteriore chiamata.
Siete il piccolo, umile, seme di un albero che germoglierà lentamente, per espandere con decisione i suoi rami. Hai fatto bene a piantarlo nella nostra Provenza. Bisogna cominciare dalla propria terra, ma io so che con i tuoi desideri abbracci già il mondo intero. I tuoi missionari, seguendo il mandato di Gesù e il tuo cuore grande, raggiungeranno i confini della terra”.
Il padre di Eugenio è una figura luminosa,piena di Spirito Santo. È un Uomo esemplare,appena ho letto la missiva al figlio Eugenio,ho pensato alla Paternità di San Giuseppe. D.Familiari
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