Che bello la notte di Natale raccontare la storia della
nascita di Gesù, come è stato fatto per generazioni e generazioni. È soprattutto
la poesia e la fantasia che vengono incontro e colorano il presepe.
Ma sono arrivati proprio all’ultimo minuto, proprio mentre il bambino stava per nascere? E bisognava trovare un alloggio comunque e subito… Non saranno stati mica così imprudenti questi due amabili genitori. Ci hanno pensato per tempo, saranno arrivati qualche settimana prima: "Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto". Saranno stati da parenti e chissà che festa gli hanno fatto vedendo Maria incinta.
“Non c’era posto per loro…”. Dove non c’era posto? Nel katályma.
Questa è la parola greca. È un albergo, una locanda? No, perché per l’albergo, nella parabola del
Buon Samaritano, il Vangelo di Luca usa un altro vocabolo: pandochéion. Anche
il cenacolo, la “stanza al piano superiore” nella quale Gesù fece l’ultima cena,
viene chiamato katályma e non era né una locanda né un albergo.
Cos’è allora il katályma? La stanza dove si accolgono
gli ospiti, la stanza principale della casa. Non era certo il luogo più adatto
per partorire, in presenza di altri. Perché allora non andare nella grotta più
interna alla casa? La stalla. Certamente non era il meglio. Ma come non
ricordare che fino a metà Novecento la stalla era il luogo dove d’inverno la
famiglia si ritrovava a veglia la sera, spesso con i vicini?
Poi quei gesti semplici e belli di Maria: avvolge Gesù in
fasce e lo depone in una cavità scavata nella roccia; proprio come farà Giuseppe
d’Arimatea per la sua sepoltura. Gesù nasce come muore: è la profezia di
tutta la sua vita: “Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce”. “Per noi uomini e
per la nostra salvezza discese dal cielo…”.
Anche quel "non c'era posto per loro..." è un anticipo del venerdì santo, quando Gesù verrà estromesso dalla città santa per essere crocifisso in un luogo non sacro. Il Vangelo di Giovanni dirà che "venne tra i suoi e i suoi non l'hanno accolto". Noi vorremmo essere tra quelli che lo accolgono e perciò vengono annoverati tra i figli di Dio.
Intanto restiamo in quell’angolino caldo, appartato, dove
avviene l’incredibile.
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