Arrivano gli auguri di Natale. Via email, WhatsApp, per
telefono… Perfino qualche raro biglietto via posta normale, sopravvivenza d’altri
tempi… Sempre graditissimi, sempre segno di affetto, di un ricordo, anche
quando non sono proprio personali.
A volte però mi dispiace vedermi arrivare auguri cumulativi,
in serie, oppure col copia e incolla, con un allegato anonimo. Sembrano fatti
perché si devono fare. Sicuramente dietro c’è un gesto d’amore, ma non sempre
si vede e rimangono freddi, non dicono nulla.
Un augurio è sempre un incontro, un a tu per tu che ravviva un’amicizia,
un legame, o lo invoca. Non una formalità, ma un appuntamento desiderato e
gioioso.
Sembra che la parola “auguri” rimandi alle previsioni del
futuro che si facevano in base al volo degli uccelli. A me piace un’altra
interpretazione etimologica, meno accreditata ma più gentile, che la fa
derivare dal verbo latino augère = crescere, abbondare, prosperare.
Cosa ti auguro quando faccio un augurio? Che tu cresca! Non
è bello?
Nessun commento:
Posta un commento