Anche oggi la meditazione sulla festa di Tutti
i Santi è “turbata” dall’immagine della Madonna, Ieri era l’Annunziata di Firenze,
oggi l’Immacolata di Villa La Stella a via Barbacane. Il grande quadro che la raffigura è qui ormai da quasi
ottant’anni.
Nel 1300 la torre al centro dell’attuale casa degli Oblati si
chiamava Villa La Stella, accanto alla Camerata degli Alighieri, la casa di
Dante distrutta dai bombardamenti dell’ultima guerra. I Gesuiti, quando nel
1600 divenne casa di vacanze dei loro novizi, sembra l’avessero ribattezzata
Villa San Luigi, visto che Luigi Gonzaga era stato appena canonizzato. Poi divenne villa De Laugier dal proprietario del 1800, per poi tornare a
chiamarsi Villa San Luigi e ora di nuovo Villa La Stella.
Ma torniamo alla nostra Immacolata. Quando
del 1946 la casa fu ingrandita e fu costruita la nuova cappella, il superiore
pensò bene di comprare un quadro dell’Immacolata. Il superiore era p. Gaetano
Drago, uomo di grande gusto, cultore d’arte, egli stesso pittore. Non dovette
andare molto lontano: nella chiesa del Sacro Cuore, in fondo alla discesa verso
Firenze, costruita a metà dell’Ottocento da san Ludovico da Casoria. La chiesa custodiva
sei quadri di Antonio Ciseri, tutti della stessa grandezza e con la stessa
cornice. A metà del secolo scorso fu completamente ristrutturata. (Fra l’altro durante i miei anni di liceo andavo nella parrocchia per insegnare il catechismo!). È rimasto un quadro soltanto del Ciseri, quello del Sacro Cuore. Quello della Madonna
di Lourdes l’ho visto questa estate nel seminario maggiore di Firenze. L’Immacolata,
dipinta tra il 1877 e il 1879, è salita a via Barbacane.
L’ho contemplata ogni giorno durante i tre
anni di liceo che ho trascorso in questa casa, ma oggi mi pare più bella che
mai. Tra l’altro, fotografandola, ho visto che sul tordo del vestito attorno al
collo c’è scritto “sine labe originali”, senza macchia originale: l’Immacolata!
Nella festa di Tutti i santi lei spicca come
la Tutta santa.
Sant’Eugenio de Mazenod ha nutrito un
desiderio sempre crescente di santità. L’ha desiderata per sé e per tutti
coloro ai quali era rivolto il suo ministero: voleva condurre le persone ad
essere prima ragionevoli, poi cristiane e infine aiutarle a diventare sante
(cf. Prefazione). L’ha desiderata per gli Oblati, che supplicava: «In nome di
Dio, siamo santi» (18 febbraio 1826). Ha creato la comunità oblata come un
luogo di santificazione, ha abbracciato la vita religiosa come mezzo efficace
di santificazione, ha scelto la missione come ministero nel quale santificarsi
e santificare. Ha compreso e costantemente sottolineato l’intrinseco legame tra
santità e missione. Ha vissuto in modo da raggiungere la santità. Il 1°
novembre 1818, i Missionari di Provenza, al termine del ritiro di sette giorni,
emisero i voti per la prima volta: l’oblazione era una via concreta per
raggiungere la santità.
Come giungere alla santità se non con Maria? Le nostre Regole ci ricordano che “Nella Vergine, attenta ad accogliere Cristo per donarlo al mondo, di cui è la speranza, gli Oblati riconoscono il modello della fede della Chiesa e della propria fede”, e che lei, “Maria Immacolata, con la sua risposta di fede e la disponibilità totale alla chiamata dello Spirito, è il modello e la custode della nostra vita consacrata”. Tutti santi con Maria la Tutta Santa.
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