È appena apparso l’ultimo numero di “Oblatio” nel quale, fra l’altro, ho pubblicato un bel profilo di p. Alexande Taché, omi, morto a Richelier (Canada) il 7 febbraio all’età di 94 anni, preparato da mons. Gilles Cazabon. Mi sembrava doveroso ricordarlo. L'ultima volta l'ho incontrato pochi anni fa a Richielieu in Canada, ormai su una sedia a rotelle ma sempre sorridente, gioioso, positivo: un vero "signore"... All’articolo di Cazabon (che invito a leggere sulla rivista) ho premesso una breve introduzione, nella quale ho scritto:
La sua presenza e il suo lavoro in Congregazione sono degni
di memoria per i molti incarichi che ha ricoperto, soprattutto a livello
centrale. Vanno ricordati tra gli altri, il superiorato allo Scolasticato
internazionale di Pineta Sacchetti, la presidenza della Commissione per la
revisione delle Regole del 1980, il compito di Procuratore generale.
Luminosa la sua testimonianza di attaccamento alla
Congregazione e allo spirito oblato, manifestata lungo tutta la sua vita. Essa
appare già dalle lettere che scrive al superiore generale, p. Deschâtelets, nel
periodo di formazione. Alla vigilia dell’ordinazione sacerdotale, ad esempio,
gli confida che «Farò senza dubbio il ritiro sotto la guida dello Spirito Santo
e in compagnia della nostra Madre Immacolata; ma chiederò loro soprattutto di
farmi penetrare ancora di più nello spirito del nostro Venerabile Fondatore e
nel mistero della nostra vocazione oblata, sacerdotale e apostolica. La
prefazione alle nostre Sante Regole sarà soprattutto lì a guidarmi; Avrò anche
le note intime del vescovo de Mazenod. E sono certo che alla fine di questo
ritiro, sarò ancora più ancorato al mio proposito di consacrare tutto – opere,
doti, riposo, la vita stessa - per l’amore di Cristo, il bene della Chiesa e la
salvezza delle anime”.
L’amore e l’attaccamento alla Congregazione è testimoniato
dalla nutrita corrispondenza con i superiori generali. Basterà ricordare la
lettera che gli indirizzava il 21 settembre 1998 p. Marcello Zago. Dopo avergli
ricordato con riconoscenza che era stato colui che lo aveva «accompagnato in
due riprese nei miei soggiorni romani, come scolastico e come sacerdote studente
e formatore», gli esprime la sua stima
con queste parole: «In te ho sempre trovato un autentico Oblato, un uomo
completo e comprensibile, un missionario generoso, un sacerdote consapevole dei
suoi doveri e pieno di amore per la Chiesa».
Altre testimonianze si possono trovare nelle lettere
indirizzate a p. Steckling, come quando, giunto ormai al periodo in cui deve
ritirarsi a motivo della salute, 18 dicembre 2003, professa il suo attaccamento
alla Congregazione: «Trovandomi di nuovo in una Società altamente secolarizzata
ma non atea (!), penso che sarà la nostra testimonianza di religiosi ad annunciare
veramente la presenza e la venuta incessante del Salvatore. Da parte mia, vivo
un po’ da eremita in una comunità di confratelli impegnati e molto impegnati,
ringraziando per il tempo che il Signore mi concede per pregare, leggere, ascoltare
musica e raccontare storie ai più giovani! (…) Ovviamente, la condizione delle
mie gambe limita i miei movimenti e la mia capacità di esercizio. Quindi,
osservo i giovani che corrono per le strade, ricordando i giorni in cui potevo
camminare sulla neve e comunicare con la nostra meravigliosa natura invernale.
D’altra parte, evoco spesso il ricordo dei miei anni romani, della comunità
internazionale degli Oblati così solidale e fraterna, e del ministero che lì mi
era stato affidato. (…) In lei ringrazio la Congregazione che mi ha sempre
accolta maternamente - e mi ha sostenuta - durante questi quasi 60 anni, e alla
quale a volte mi rammarico di non aver dato di più. Sono sempre stato felice e
auguro la stessa felicità ai nostri cari scolastici, ai vostri vicini e a
quanti crescono lontano, ai quali spesso penso con grande affetto e speranza».
Il 2 agosto 2004, rispondendo agli auguri per i 60 anni di
professione religiosa, gli scrive nuovamente: «Avevo 18 anni allora - e
improvvisamente ne ho 78! Quante persone e luoghi tra queste due date. Che sia
a Ottawa, a Roma o a Santiago del Cile, la Congregazione è sempre stata la mia
casa di famiglia, dove sono sempre stato felice di vivere e servire la nostra
missione oblata, felice anche di averti incontrato sulla mia strada. (…)
Continuo ad accompagnarvi spiritualmente in questo tempo di Capitolo. Prego che
regnino speranza e armonia, e che si realizzi il desiderio evangelico di
Sant'Eugenio di essere un solo cuore e un'anima sola»
Un altro luogo nel quale p. Taché ha attestato il suo amore
per il Fondatore e la Congregazione sono le pubblicazioni. La sua bibliografia
nel campo oblato è sobria, ma significativa, a cominciare dalla tesi presentata
all’Università Gregoriana a Roma nel 1960 per il dottorato in teologia,
intitolata La vie spirituelle d’Eugène de Mazenod, fondateur des
Missionnaires Oblats de Marie Immaculée, aux origines de la Société
(1812-1818). Etude historico-doctrinale. En 2004, le père Taché a repris et révisé sa thèse
d’autrefois en tenant compte des commentaires reçus après la publication. Nel 2004 la ripubblicò aggiornandola. Resta un punto di
riferimento sicuro per conoscere la vocazione di sant’Eugenio de Mazenod a
fondare i Missionari di Provence.
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