Nella festa della Madonna del Rosario potremmo meditare i misteri della luce.
Il battesimo di Gesù
Confuso tra la folla Gesù si presenta a Giovanni per essere
battezzato come uno dei tanti peccatori.
È «l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo» (Gv 1, 29. 36).
Quando esce dall’acqua «vede aprirsi i cieli». La disobbedienza di Adamo li aveva chiusi, irrimediabilmente. Ora l’obbedienza di Gesù li riapre (cf Lc 3, 21): lo Spirito può tornare sulla terra e la voce di Dio risuonare in mezzo a noi: «lo Spirito discende su di lui come una colomba»; «E si sentì una voce dal cielo: Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto».
Grazie al battesimo di Gesù anche nel nostro battesimo si
aprono i cieli, scende lo Spirito e il Padre ci rende figli suoi: «Tutti voi
infatti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù – ci assicura l’apostolo
Paolo –, poiché quanti siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di
Cristo» (Gal 3,26-27). Anche noi, in
Gesù, grazie allo Spirito mandato nei nostri cuori, possiamo rivolgerci a Dio e
chiamarlo Abba, Padre, quali veri figli (cf Gal
4, 6).
Le nozze di Cana
Maria si rivolge al figlio: “Non hanno più vino”. Queste
semplici parole riflettono la sua sollecitudine materna che la rende pronta
nell’andare incontro alle necessità degli uomini.
Consapevole di questa sua prerogativa materna, Maria dice ai
servi: “Fate quello che vi dirà”. Sono le ultime parole che i Vangeli riportano
di Maria. Con esse la Vergine addita il Figlio suo e lei si mette da parte, si
fa silenzio, nella rinuncia di sé. E Gesù compie il miracolo atteso: cambia
l’acqua in vino, segno di un miracolo ben più grande che opererà con la sua
morte in croce e risurrezione: la trasformazione della nostra umanità in realtà
divina. Egli ci ha resi «partecipi della natura divina» (1 Pietro 1, 4).
La predicazione del Regno di Dio e della conversione
Il terzo mistero della luce ci porta con Gesù lungo le
strade della Galilea. La sua predicazione, «Convertitevi, perché il regno dei
cieli è vicino», è introdotta dal Vangelo di Matteo con le parole del profeta
Isaia: «il popolo immerso nelle tenebre ha visto una grande luce; su quelli che
dimoravano in terra e ombra di morte una luce si è levata» (3, 16-17).
L’annuncio della vicinanza del Regno di Dio è un “eu-angelo”,
ossia un lieto annuncio: Dio entra nella nostra vita, nella nostra storia e la
trasforma interamente. Nelle sue parole, nelle sue parabole, nei suoi miracoli,
nei suoi gesti d’amore Gesù rivela il vero volto di Dio, un Padre
misericordioso.
Di qui l’esigenza della conversione: “Convertitevi e credete
nel Vangelo”. Se Dio si manifesta come un Padre che ama, essere figli suoi
richiede di imitare l’amore senza limiti del Padre, che dà la pioggia e il sole
ai buoni come ai cattivi.
La trasfigurazione
La luce divina di Gesù, che rimaneva velata dalla sua umanità, nel giorno della trasfigurazione sprigiona tutto il suo bagliore. La luce del Verbo – la sua divinità – penetra di sé, assume in sé e si manifesta anche nella carne di Gesù: “il suo volto brillò come sole” (Mt 17,2). Anche le vesti sono bagnate nel divino e lo irraggiano: “divennero candide come luce”!
Pietro, Giacomo, Giovani si sentirono come rapiti dal suo
fulgore. Gesù appariva loro come il «più bello tra i figli dell’uomo» (Salmo 45, 3), «immagine del Dio invisibile»
(Colossesi 1, 15), irradiazione della
gloria del Padre (cf Ebrei 1, 3).
Nella trasfigurazione ci è data la certezza che tutto di noi,
salvato dalla croce, sarà immerso nel divino. Anche la nostra umanità sarà
trasfigurata, divinizzata.
L’istituzione dell’Eucaristia
L’ultimo grande mistero di luce che siamo invitati a
contemplare è quello dell’ultima cena, quando Gesù dà il pane e il vino ai suoi
discepoli e in essi dona il suo corpo e il suo sangue: l’Eucaristia.
Ma dov’è la luce in questo mistero? Questo quinto mistero potrebbe
forse essere letto come il passaggio della luce da Gesù a noi. Egli quasi si
spegne nel pane e nel vino per accendere noi: «ora siete luce nel Signore» (Ef
5, 8).
Gesù si “spegne” nell’Eucaristia perché lì anticipa la sua
offerta in croce: si dà tutto, senza riserve. Avendo amato i suoi, dice l’evangelista Giovanni, li
amò “fino alla fine”, fino all’estremo (13, 1). Lì si fa mangiare, entra in
noi, nelle nostre carni, ci rende “concorporei”, “consanguinei” con lui, come affermano
i Padri della Chiesa. Ci fa l’unico Corpo di Cristo. Con l’Eucaristia inizia l’umanità nuova. Grazie ad essa la
comunità cristiana, in seno ad una civiltà piena di contrasti, diventa germe
potente di fraternità.
Conclusione
I misteri della luce ci ricordano che siamo chiamati a passare dalle tenebre alla luce, a vivere da figli della luce. Non soltanto individualmente, ma come Chiesa: «Se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri» (1 Gv 1, 7). La luce che splende sul volto di Cristo è chiamata a spendere sul volto della Chiesa che gli fa da specchio. Egli, presente in mezzo, a noi continua ad essere luce che illumina ogni uomo che viene nel mondo. La missione di Gesù – annunciare il Vangelo a ogni creatura e fare di tutti uno come lui e il Padre sono uno – diventa la nostra missione.
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