lunedì 9 settembre 2013

Le parole della preghiera / 5


Gli restava l’ultima parola: Ti chiedo grazie. Era la più povera, la meno stimata dai maestri di spirito. Eppure apa Pafnunzio aveva scoperta che la preghiera di domanda era nobile al pari delle altre. Al pari dell’adorazione, perché chiedere è riconoscere l’onnipotenza di Dio; al pari della dichiarazione d’amore, perché non si vergogna di domandare; al pari del ringraziamento perché è fiduciosa di ricevere; al pari del chiedere perdono, perché nasce dalla medesima consapevolezza di povertà.

Cosa chiedeva per sé apa Pafnunzio? La fedeltà al Vangelo e di non separarsi mai dall’Amore. Poi la preghiera puntava decisamente verso gli altri: piccoli, soli, poveri, quanti subivano violenze e ingiustizie, ma anche violenti e ingiusti perché si convertissero, oppressi da calamità naturali e da guerre, ammalati e carcerati, moribondi perché fossero accolti da braccia di misericordia e perché fossero chiuse per sempre le porte dell’inferno.

1 commento:

  1. Apa Pafnunzio si pone proprio al mio livello: “… quando il cammino della preghiera si inceppava e l’anima si ritrovava come smarrita…”, e allora eccomi pronta ad abbeverarmi delle 5 parole che lui trae dalla bisaccia. L’anima ripete volentieri più e più volte quel “Signore mio e Dio mio…, e finalmente comprende il senso di quella triplice lode: Santo. Poi ricorda che sì, un tempo diceva: “Ti seguirò…, darò la mia vita per te”, ma ora con apa Pafnunzio esita nel dire “la parola dell’intimità: Ti amo”. Come potrebbe? anche qui apa Pafnunzio interpreta i suoi stati d’animo. Con la parola successiva l’anima va in crisi: comprende di non credere abbastanza all’amore di Dio per lei e per tutti. Ma procede, ed ecco l’amore di Dio è “così grande da entrare nel buio della sua rivolta”, basta “ lasciarsi guardare negli occhi”. Infine, apa Pafnunzio l’inchioda nel chiedere a Dio "la fedeltà", e nell’ affidare a Lui proprio certe situazioni che tanto le stanno a cuore. L’anima allora capitola…

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