Sulla
rivista “Missioni OMI” è apparso un mio articolo sugli Oblati al Concilio
Vaticano II:
Termino
scrivendo:
Se è vero che gli Oblati hanno
offerto un loro apporto al Concilio, è ancor più vero che il Concilio ha dato
un indicibile apporto agli Oblati. Ha rinnovato la loro visione della Chiesa e
della missione, ha aperto gli orizzonti sul mondo moderno, ha riportato alle
sorgenti pure della Parole e della Liturgia.
Già al termine della prima sessione,
il Superiore generale si rendeva conto dei grandi cambiamenti gli esso portava
e avrebbe portato alla vita della Congregazione. Il 31 dicembre 1962,
incontrandosi con gli studenti dello scolasticato internazionale di Roma,
comunicava loro le sue prime impressioni. Iniziò parlando di Giovanni XXIII:
«Nei suoi discorsi e nei suoi interventi si avverte che è guidato da Qualcuno;
un Altro lo dirige, l’ispira… Ha una luce speciale, una forza speciale, un
ottimismo, una grande sicurezza…». Poi esprimeva la gioia per l’apertura
ecumenica, per la nuova visione di Chiesa che già stava emergendo, per il modo
nuovo con cui ormai si capiva che si sarebbe dovuto annunciare il Vangelo: «Il
missionario deve innanzitutto conoscere la mentalità del mondo nel quale vive,
non deve aver paura di respirare l’aria di questo mondo… Bisogna amare la
gente, così come essa è… Se la Chiesa cerca di essere Chiesa di oggi per poter
meglio conquistare gli uomini a Cristo, anche i suoi ministri devono essere
uomini di questo tempo».
Per gli Oblati e per la Chiesa
intera era già iniziato il grande rinnovamento conciliare.
Vale sempre l'espressione che i primi cristiani coniarono parlando di sè : Sono nel mondo ma non del mondo. Si deve essere aperti al dialogo ma non possiamo scendere a compromesso col mondo che in modo subdolo e scaltro cerca di trascinarci nell'errore .Teniamo gli occhi ben aperti ,con la grazia di Gesù in mezzo.
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