Gesù ha compiuto la missione, affidatagli dal Padre,
di riportare a casa i figli dispersi quando è stato innalzato sulla croce:
“allora attirerò tutti e me”. È quanto abbiamo meditato ieri, festa
dell’Esaltazione della Santa Croce. Oggi, festa di Maria Addolorata ai piedi
della Croce, ricordiamo che anche lei ha compiuto la missione che il Figlio le
ha affidato: generare a vita nuova i figli di Dio nella nuova maternità a cui
dall’alto della Croce la chiamava: “Donna, ecco tuo figlio”.
Gesù non le dice: “Donna, ecco un altro tuo figlio”,
quasi che il discepolo prediletto che le era accanto, e con lui tutti i credenti
che esso rappresentava, si affiancasse all’Unico figlio. Dicendole “Donna, ecco
tuo figlio”, sembra quasi che inviti Maria a rinunciare alla maternità divina
nei suoi confronti per accettare, al suo posto, l’umanità salvata,
rappresentata dal discepolo che Gesù amava, aprendo in tal modo Maria ad una
maternità universale, a diventare Maria della Chiesa. Gesù nuore per risorgere
presente in ogni uomo e donna, nella pienezza del nuovo Corpo mistico. Maria è
chiamata a ritrovare suo Figlio risorto in ogni discepolo.
Come ricordano i Padri della Chiesa, il dolore che
Maria non provò nel parto del Figlio di Dio, lo prova ora nella generazione del
Corpo di Cristo che è la Chiesa: la spada profetizzata da Simeone gli trapassa
l’anima. È il suo modo di cooperare all’opera del Figlio suo. Niente di divino
viene generato se non attraverso la croce e il dolore. Per diventare Madre
della Chiesa, Madre di Misericordia, Madre dei peccatori, deve come perdere la
maternità di Gesù. Maria sente l’immane dolore dell’abbandono da parte di suo
figlio che la staccava da sé: “Adesso è lui tuo figlio”; così come Gesù sente
l’immane dolore dell’abbandono da parte del Padre quando, senza parola, indica nell’umanità
come il figlio del Padre e lui grida: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai
abbandonato?”
Con questo suo atto di fede, d’amore e di abbandono
obbediente, Maria non perde la sua maternità nei confronti del Figlio, ma la
dilata, così come Gesù nel suo abbandono non perde la sua unione con il Padre,
ma la condivide con l’umanità redenta. Eppure il riscatto del mondo del peccato
e la nuova creazione devono passare per quel momento di buio, di prova, di
dolore.
Rendiamo grazie a Maria che ai piedi della croce tacitamente accoglie anche noi nel suo grembo per generarci alla vita nuova di risorti con il suo Gesù . Ella è da sempre nella risurrezione ,e dandole mano ci avviamo anche noi nel Regno di Dio che inizia ora con la sua presenza di Mamma.
RispondiElimina"...Niente di divino viene generato se non attraverso la croce e il dolore". Si può comprendere, ma in concreto come fare, p. Fabio? Non si rischia di dire "Ti offro..." e poi, incapaci di "passare per quel momento di buio, di prova, di dolore", riprenderci ciò che avevamo dato?
RispondiElimina