lunedì 24 giugno 2013

Ulisse? Ma quale Ulisse?


È ancora molto fresco, quando arriviamo al porto di Dublino, anche se si annuncia una bella giornata assolata. Appena il ferry è in vista leggo ad alta voce il nome “Ulysses”. E subito Louis: “L’Ulisse di James  Joyce, naturalmente”. “Sarà piuttosto l’Ulisse di Omero”. Quale Omero?

Bastano questi piccoli insignificanti episodi per capire le differenze culturali. Per me Ulisse richiama subito l’eroe dell’Odissea, per un irlandese richiama subito Joyce. Infatti ha ragione Louis: nel salone principale della nave campeggia il ritratto di James  Joyce…
Tre ore e mezzo di navigazione su un mare abbastanza calmo nonostante il forte vento, sotto un cielo di sole. Il mare. Il mare è sempre il mare. Non finisce mai di incantare. Non è mai lo stesso. Anche se mi torna alla mente la famosa frase di Victor Hugo nei Miserabili: “C’è uno spettacolo più grandioso del mare, ed è il cielo, c’è uno spettacolo più grandioso del cielo, ed è l’interno di un'anima”.
Sbarchiamo a Holyhead, nell’isola di Anglesey, separata dal resto del Galles da uno stretto braccio di mare. Altre tre ore di auto attraverso i parchi e le verdi colline del Galles, che lasciano infine il posto alle fertili campagne dell’Inghilterra.
Giungiamo finalmente a Crewe, o meglio a Wistaston, in una antica casa del 1600, costruita sulle fondamenta di una precedente casa del 1200. Gli Oblati vi sono arrivati nel 1920, l’hanno trasformata in un centro missionario per tutta la regione e adesso in casa di incontri e di ritiri. Attorno un parco che invita al silenzio e alla meditazione. Trovo qui gli Oblati della Gran Bretagna e dell’Irlanda, riuniti per il loro congresso annuale…

E a proposito di James Joyce, è lui che ha detto: “Quando hai una cosa, questa può esserti tolta. Quanto tu la dai, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre.”

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