Gli
Oblati arrivarono in Inghilterra grazie al primo Oblato inglese, Guglielmo Daly,
che fu mandato qui in avanscoperta nel 1840, per vedere se ci fosse stata la
possibilità di una missione per la giovane Congregazione. «Questo viaggio,
spiega sant’Eugenio nel suo Diario, è stato intrapreso per esaminare sul posto
come sarebbe possibile costituire un gruppo di missionari della nostra
congregazione in grado di lavorare per convertire gli eretici inglesi e magari
espandersi, se fosse necessario e il numero dei membri lo consentisse, nelle
colonie e in nuovi possedimenti conquistati in America e in altre parti del
mondo».
Il
luogo più adatto sembrò l’Irlanda, ma a poco a poco ci si rese conto che i
vescovi irlandesi non vedevano di buon occhio le congregazioni religiose che
sfuggivano troppo facilmente alla loro autorità.
Tuttavia
molti irlandesi emigravano nelle città industriali dell'Inghilterra dove i
vescovi avevano bisogno di sacerdoti e dove c'era già un milione di cattolici
su 20 milioni di abitanti. Perciò fu deciso di iniziare in Inghilterra, dove
gli Oblati dove trovarono senza
difficoltà una parrocchia nel sudovest dell'isola. Fu poi la volta di Manchester,
Liverpool, Leeds, tutte città industriali, poi in Scozia, in Irlanda… Alla
morte del Fondatore nel 1861, erano 60 Oblati, distribuiti in 7 case, che lavoravano
nelle Isole Britanniche, specialmente nelle missioni popolari e parrocchie,
tutte situate in mezzo agli operai, soprattutto irlandesi.
Sant’Eugenio
venne in Inghilterra nel 1850 e nel 1857. Tutto suscitò in lui interesse e
ammirazione: l'organizzazione perfetta dei trasporti e la loro rapidità, la
delicatezza estrema dei vescovi e dei loro cattolici, l'accoglienza
entusiastica delle folle, le opere numerose e dinamiche degli Oblati.
Lo
stesso interesse e la stessa ammirazione che provo oggi. Gli Oblati si fanno
anziani e diminuiscono di numero, ma vanno avanti con coraggio e lavorano con
impegno, coinvolgendo molti laici nei progetti missionari.
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