Una domenica come quella che vivono i preti “normali”:
le messe con il popolo, l’intrattenersi con la gente dopo la messa sul sagrato
della chiesa… La chiesa della Missione di Aix non è parrocchia, ma è molto
frequentata.
La gente è contenta, mi dicono che le mie parole
mettono gioia, danno speranza. Era facile, con n vangelo come quello di oggi:
la resurrezione del figlio della vedova di Nain.
Il vangeli ci narrano altre due risurrezioni. Ma
che differenza con quella di oggi. Conosciamo tutti i personaggi implicati nelle
due risurrezioni. Giàiro è capo della sinagoga di Cafarnao, dove vive Gesù,
Lazzaro è un amico, così come le sue sorelle. In ambedue i casi tutti pregano
con insistenza, Gesù chiede la fede… Certo che Gesù doveva fare il miracolo. Ma
questo ragazzo? Non sappiamo nulla né di lui né di sua madre. Gesù passa di lì
per caso, nessuno gli rivolge né una parola né una preghiera, a nessuno domanda
la fede necessaria al miracolo.
Gesù non ha bisogno della preghiera, né della
fede. Compie il miracolo gratis, perché prova in sé il dolore di quella donna,
è venuto tra noi per condividere tutto di noi. Com-patisce, avverti in sé la sofferenza e il dolore di lei, fino a
sentirli come la sua sofferenza e il suo dolore. La donna non ha supplicato, ma
il suo pianto è la più straziante delle suppliche e arriva dritto al cuore.
Anche noi spesso non sappiamo pregare, trovare le
parole giuste con cui rivolgerci a Dio. Anche attorno a noi tanti non sanno
pregare, anzi la disperazione può portare a bestemmiare e a maledirti. Eppure Dio
non sei sordo al grido dei poveri, dei senza tetto, di chi subisce soprusi o è
solo, disperato… Sì fa vicino, come quando toccò fisicamente la bara del
ragazzo.
Tutti sono rimasti contenti delle parole semplici che ho loro rivolto.
Una donna soltanto è rimasta un po’ sconcertata: “Ma allora non dobbiamo
pregare?” Cerct che dobbiamo pregare, ma non per convertire Dio e attirarlo a
noi, ma per convertire a lui il nostro cuore e lasciarci attirare a lui.
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