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Le ciminiere di Prato |
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Prato. Crocifisso di Santa Caterina de Ricci |
Il mio primo ricordo del venerdì santo? Non in chiesa, ma in un ambiente di lavoro, tra stoffe e filati. Erano gli anni Cinquanta. Ero un bambino e mi trovavo in via Donizetti dove il babbo lavorava. Alle tre in punto tutte le sirene delle fabbriche si misero a suonare. Solitamente suonavano per scandire i turni di lavoro. Quella volta suonavano per interrompere il lavoro invitando a un attimo di raccoglimento e di silenzio: chiamavano alla preghiera. E il babbo si fermò, in mezzo al piazzale: “È l’ora in cui è morto Gesù”, mi disse; si fece il segno della croce e io con lui.
Ho ancora nelle orecchie il sibilo prolungato delle sirene e negli occhi, indelebile, quel segno di croce nel silenzio della contemplazione. Un venerdì santo vissuto non nel tempio, ma come Gesù fuori le mura della città santa, in luogo secolare; senza il suono delle sacre campane dall’alto dei campanili che in quel giorno tacevano secondo tradizione, ma con quello delle sirene delle fabbriche dall’alto delle ciminiere. La croce mi si confondeva con le ciminiere, l’opera di Dio con il lavoro dell’uomo.
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