Le donne, andando verso il cenacolo, si sarebbe dette tra loro: “Forse l’angelo si è sbagliato, non ha capito bene il messaggio di Gesù; o forse siamo noi che non abbiamo capito bene. È avvenuto un fatto così sconvolgente – il Signore è risorto! – e noi dobbiamo comunicare una informazione di così scarso valore: tornate in Galilea…”
Quand’ecco apparire proprio lui, il Signore risorto. Chissà quale grande messaggio avrà da rivelare. Ed invece eccolo ripetere lo stesso avviso: “Andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”. Ma è davvero tanto importante?
Nel mio libro In cerca d perle preziose l’ho domandato allo stesso Gesù: “Perché questo appuntamento in Galilea? Perché di nuovo in Galilea, là dove tutto era incominciato e da dove partisti per il cammino che ti portò a Gerusalemme, luogo del compimento della tua opera?”
Parlando con lui mi è sembrato di coglie tre motivazioni:
Primo. In Galilea i discepoli hanno imparato a seguirti. Ora devono tornare lì per ricominciare da capo e per imparare a seguirti in un modo nuovo e trovarti in modo nuovo. Con la tua risurrezione non sei più come prima, non ti si può più seguire lungo le strade della Galilea e della Giudea. Hai superato le barriere del tempo e dello spazio... Vivi ormai in una dimensione diversa, quella dello Spirito, e sei ad ognuno più intimo che mai.
Ti mostri sul volto di ogni persona che incontriamo, ti nascondi nella più banale circostanza della vita, ci sei accanto in ogni nostra giornata. La novità del tuo essere tra noi – non possiamo più vederti con questi occhi, né udirti con queste orecchie, né toccarti con queste nostre mani – domanda un nuovo tipo di sequela. Dobbiamo imparare ad averti presente e ad esserti presenti in ogni istante – come ti vedessimo con questi occhi, ti ascoltassimo con queste orecchie, ti toccassimo con queste nostre mani.
Secondo. Attendi i tuoi discepoli in Galilea perché vuoi dare loro l’opportunità di ricominciare dopo il fallimento: ti hanno rinnegato, tradito, abbandonato… Si può ricominciare, con un nuovo inizio. Non come se nulla fosse accaduto, ma proprio perché tutto è accaduto. Ed è un ricominciare consapevoli della propria fragilità, senza più presunzioni (“Darò la vita per te”), fatti nuovi dalla tua misericordia, provocati dal tuo amore (“Mi ami tu?”).
Terzo. Dai ai tuoi discepoli, e a noi, l’appuntamento in Galilea perché quella prima irrepetibile esperienza di cammino con te, che da lì ebbe inizio, rimane paradigmatica per i secoli, per ogni generazione. Sempre dovremo leggere e ascoltare le tue prime parole pronunciate in Galilea: “Vieni e seguimi”. Sempre abbiamo da lasciare reti, barca, padre e deciderci per te. Sempre dobbiamo ripercorrere il cammino verso Gerusalemme per apprendere, nell’ascolto attenti di ogni tua parola e con lo sguardo ad ogni tua azione, ad amare e a donarci.
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