La Mariapoli, la più tipica delle iniziative del Movimento dei focolari, quella che raccoglie insieme la gente, di tutti le estrazioni sociali, grandi, giovani, bambini, anziani, di fede religiosa o del mondo dell’indifferenza, di tutte le vocazioni ecclesiali, la gente appunto! Gente che si ritrova insieme per vivere nell’amore reciproco, nel dono di sé e della propria esperienza. Una convivenza che ti sbalordisce per la gioia che è capace di comunicare. Una società che rispecchia quella di ogni giorno eppure diversissima perché, per tre giorni, si muove con una inconsueta armonia. Il prototipo di quella società che sogniamo e che qui non è sogno ma realtà, profezia del mondo che verrà e che vogliamo costruire giorno per giorno. Anch’io, per tre giorni, sono stato cittadina di questa straordinaria città.
Un luogo d’incanto, Sacrofano, alle porte di Roma eppure nella pace di colline e campagne, sotto il primo sole primaverile, quasi che la natura volesse favorire l’originale convivenza e insieme ne rispecchiasse la bellezza. Lontano lontano si intravede la cupola di San Pietro.
Un paio di vescovi, qualche sacerdote e religioso, focolarine e focolarini, tutte persone che sanno stare al loro posto, accanto agli altri, a servizio di tutti, senza emergere. Chi porta avanti gli incontri e le iniziative sono le famiglie, i giovani. Sono loro che presentano, svolgono i temi, cantano, comunicano le esperienze, invitano il clero a condividere con tutti il vissuto. I due responsabili della Mariapoli salgono sul palco soltanto all’ultimo minuto, per ringraziare.
Vedo emergere un laicato maturo, capace di prendere in mano e di condurre il cammino di Chiesa. Nell’ascoltare le esperienze, sia in sala che nei piccoli gruppi, vedo splendere la santità del popolo di Dio, la bellezza della Chiesa viva.
Vedo un Vangelo incarnato nella vita familiare, in quella sociale, nella politica, nell’economia, con ricchezza di iniziative; una Chiesa che sa entrare nella società civile, assumerne i problemi, immettervi i germi di risurrezione.
Nei colloqui personali mi è donato di conoscere il dolore da cui nasce la vita e che costantemente la feconda, garanzia della radice evangelica, della conformità a Cristo che salva dalla croce.
Il progetto di Dio sull’umanità, di cui mi è stato chiesto di parlare il primo giorno, l’ho visto realizzato: tutto espressione d’amore, di dono, di comunione, come in cielo, così in terra.
Nessun commento:
Posta un commento