martedì 19 aprile 2011

Le prime e le ultime parole di Gesù / 1

Gerusalemme - L'orto degli ulivi

Tutti avremmo voluto essere lì, ad ascoltare Gesù quando parlava, e rimanerne incantati come le guardie del tempio: «Mai un uomo parlò come parla quest’uomo» (Gv 7, 46), o come Pietro: «Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna» (Gv 6, 68).
Capisco come gli studiosi ricerchino gli ipsissima verba Jesu, proprio le parole dette da Gesù, anche al di fuori dei Vangeli, come quella che riporta Paolo: «C’è più gioia nel dare che nel ricevere», o quella che ci è stata lasciata nel Vangelo di Tommaso: «Chi è vicino a me, è vicino al fuoco».
Quale sarà stata la prima parola che ha pronunciato Gesù quando iniziò a parlare? Non è riportata da nessun testo, ma sicuramente, come per ogni bambino, sarà stato … mamma (con una m sola, in aramaico).
Conosciamo però con sicurezza le prime parole che il Verbo ha pronunciato nell’atto di diventare uomo:
«entrando nel mondo, Cristo dice:
Tu non hai voluto né sacrificio né offerta,
un corpo invece mi hai preparato.
Non hai gradito
né olocausti né sacrifici per il peccato.
Allora ho detto: "Ecco, io vengo
- poiché di me sta scritto nel rotolo del libro -
per fare, o Dio, la tua volontà"» (Eb 10, 5-7).

È la stessa parola con cui inizia l’avventura di Maria di Nazaret: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1, 38).
La stessa parola che lancia ogni battezzato dietro Gesù, nella piena disponibilità a fare quello che lui desidera: “Ti seguirò ovunque andrai… Andiamo anche noi a morire con lui…”.
La stessa parola con cui inizia avventura di ogni Oblato: Eccomi, mi dono interamente al tuo progetto, perché si attui la tua volontà, perché si compia la tua parola.

Cristo, entrando nel mondo, mette la sua vita nelle mano del Padre, a completa disponibilità, per compiere la grande missione: l’ut omnes, portare la Trinità in terra e la terra nella Trinità.
Lo stesso per noi, mandati a battezzare nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo (cf Mt 28, 19), ossia ad immergere interamente tutte le gente nella realtà della santissima Trinità.

Questa la linea, la direzione che Dio apre davanti.
Per il resto? Ha ricevuto un corpo, ossia un’intelligenza, capacità, talenti, e proprio per questo è nelle condizioni di investire tutto, con creatività. Come quando qualcuno chiede la costruzione di un edificio: all’architetto sbizzarrirsi e far restare a bocca aperta il committente che non si aspetterebbe un’opera così bella, soluzioni tecniche tanto ardite…
In effetti Gesù più e meglio di quanto ha fatto non poteva fare: parole di sapienza, miracoli…

Nell'orto degli uvili
Ma non si aspettava che la realizzazione del progetto fosse tanto costosa. All’ultimo momento, quando si trattava di porre il gesto finale che avrebbe dato compimento all’opera, rimase col fiato sospeso, sembrando sul punto di gettare la spugna: «Allontana da me questo calice – dove “calice” sta proprio per “volontà di Dio” –… Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mc 14, 36.38).
Eppure lo slancio iniziale era stato generosissimo, senza il minimo ripensamento: “Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà”;  “avvenga per me secondo la tua parola”; “ti seguirò ovunque andrai”.
Ora è il tempo di “forti grida e lacrime”, di imparare l’obbedienza (= l’attuazione del progetto affidato) attraverso il patire (cf Eb 5, 7-8).
Davanti al profilarsi ad un esito inatteso (previsto, ma non in maniera così drammatica), Gesù «cominciò ad avere paura e smarrimento» (Mc 14, 33).
Ekthamneístai: impietrito e sconcertato, come quando qualcosa di terribile accade di colpo davanti agli occhi; è la paura.
Ademoneín: grande ansietà, angoscia perché solo davanti a qualcosa di spaventoso.
Gesù lo confessa: «Sono triste da morire» (Mc 14, 34). Fino a sudare sangue, in un’agonia (= la lotta estrema) che lo conduce alla morte (cf Lc 22,44). C’è bisogno che un angelo dal cielo venga a rincuorarlo (cf Lc 22, 43)!
Il progetto di Dio sembra entrare in conflitto con i nostri progetti. Vorremmo qualcosa di diverso, andare in un’altra direzione, scegliere altri modi di vivere e di agire.
Eppure Gesù va avanti e rimane coerente con il progetto, anche se sembra assurdo: «però non quello che voglio io, ma quello che vuoi tu» (Mc 14, 36); «non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26, 39); «non la mia volontà, ma la tua sia fatta (Lc 22, 42); «Che posso dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora!» (Gv 12, 27).
Gesù va avanti coerente con la parola data, la sua prima parola: «Ecco, io vengo… per fare, o Dio, la tua volontà». La compie veramente, nonostante tutto. E noi con lui!

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