giovedì 24 aprile 2025

Le sorprese di Fonjumetaw




Durante la messa, attraverso la porta d'entrata aperta, vedo passare i bambini che vanno a scuola e alcune mamme e maestre: si fermano davanti alla porta, fanno il segno della croce, un inchino, e dopo un attimo di preghiera passano oltre.
Terminata la messa, li ritrovo schierarsi nel cortile della scuola. In divisa fanno gli esercizi ginnici, le preghiere, i canti, l'alza bandiera. Gioia e disciplina insieme.
Poi si parte per Foniumetaw assieme a p. Michel, il parroco, che è venuto la sera precedente, con un amico che ci porta con la sua macchina robusta.
Attraversiamo la città piena di contraddizioni. Appena fuori mi sorprende vedere sulla strada mandrie di bovini in movimento; vengono da lontano, impiegano anche settimane di viaggio per giungere ai macelli della città.


Lentamente appaiono basse colline dalla più varie vegetazioni e coltivazioni. Dopo un centinaio di chilometri siamo già tra le montagne; le case sono ormai di legno, baracche ben ordinate, tra il verde dei boschi e il rosso della terra.



Ci fermiamo a tre bancherelle lungo la strada, in prossimità dei villaggi, per comprate la frutta: da una parte i manghi, da un'altra gli ananas... A Dschang inizia la strada sterrata, impossibile. Per una quarantina di chilometri incontriamo una sola macchina e qualche rara moto. A pomeriggio inoltrato giungiamo al bivio tra Fontem e Foniumetaw. 



Ed ecco la sorpresa. La gente del villaggio - Foto - è schierata in attesa del nostro arrivo: da una parte il club dei giovani sportivi in tuta, dall'altra uomini e donne con i vestiti tradizionali. Il trivio e un luogo strategico, c'e quindi anche un gruppo di militari di stanza, armati fino ai denti; anche loro fanno parte della coreografia. Scendiamo dalla macchina e iniziano le danze e i canti per la festa di bentornato a Celso. Che meraviglia…. strette di mano, abbracci... poi i doni: caschi di banane e ceste di manioca. Chi ha mai avuto un'accoglienza così.
"Che bello! - mi viene spontaneo dire -  qua è tutto bello!". Una donna mi risponde: "si, tutto bello, ma qui non abbiamo la scuola per i nostri bambini, e dobbiamo mandargli a Dschang...
Io mi fermerei, e invece dobbiamo ripartire, scortati dalle moto del club degli sportivi fino a Foniumetaw. 



Un chilometro prima, sorpresa delle sorprese: schierati ai lati della strada, da una parte all'altra, tutto il villaggio, prima gli adulti poi i ragazzi, ognuno con in mano una fronda dell'albero della pace. Non ci fermiamo, ma avanziamo ¡lentamente mentre tutti corrono fiancheggiando l'auto e cantando, una processione interminabile, gioiosa, mai vista! Gesù se la sognava un'accoglienza così quando entrò a Gerusalemme!



Al cento del paese ci sono anche i notabili. Scendiamo, vestiti così come siamo, impreparati a un momento tanto solenne. Due bambine ci rendono gli omaggi floreali - perché anch'io sono coinvolto nella festa - con un discorsino recitato a memoria del quale comprendo sono il nome di Celso e il mio. Un grande striscione, teso al centro della strada, con le nostre foto, annuncia la festa del nostro 50° di sacerdozio.
Andiamo in fretta a cambiarci per vestirci come conviene ed entriamo nella chiesa dove tutti sono radunati: saluti, discorsi, canti, preghiere.
La festa continua davanti alla scuola materna, con canti e coreografie... Che festa! Ma dove siamo capitati? Proprio in un altro mondo... Che mondo bello!

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