Durante la messa, attraverso la porta d'entrata aperta, vedo passare i bambini
che vanno a scuola e alcune mamme e maestre: si fermano davanti alla porta,
fanno il segno della croce, un inchino, e dopo un attimo di preghiera passano
oltre.
Terminata la messa, li ritrovo schierarsi nel cortile della scuola. In divisa
fanno gli esercizi ginnici, le preghiere, i canti, l'alza bandiera. Gioia e
disciplina insieme.
Poi si parte per Foniumetaw assieme a p. Michel, il parroco, che è venuto la
sera precedente, con un amico che ci porta con la sua macchina robusta.
Attraversiamo la città piena di contraddizioni. Appena fuori mi sorprende
vedere sulla strada mandrie di bovini in movimento; vengono da lontano,
impiegano anche settimane di viaggio per giungere ai macelli della città.
Lentamente appaiono basse colline dalla più varie vegetazioni e coltivazioni.
Dopo un centinaio di chilometri siamo già tra le montagne; le case sono ormai
di legno, baracche ben ordinate, tra il verde dei boschi e il rosso della
terra.
Ci fermiamo a tre bancherelle lungo la strada, in prossimità dei villaggi, per
comprate la frutta: da una parte i manghi, da un'altra gli ananas... A Dschang
inizia la strada sterrata, impossibile. Per una quarantina di chilometri
incontriamo una sola macchina e qualche rara moto. A pomeriggio inoltrato
giungiamo al bivio tra Fontem e Foniumetaw.
Ed ecco la sorpresa. La gente del
villaggio - Foto - è schierata in attesa del nostro arrivo: da una parte il
club dei giovani sportivi in tuta, dall'altra uomini e donne con i vestiti
tradizionali. Il trivio e un luogo strategico, c'e quindi anche un gruppo di
militari di stanza, armati fino ai denti; anche loro fanno parte della
coreografia. Scendiamo dalla macchina e iniziano le danze e i canti per la
festa di bentornato a Celso. Che meraviglia…. strette di mano, abbracci... poi
i doni: caschi di banane e ceste di manioca. Chi ha mai avuto un'accoglienza
così.
"Che bello! - mi viene spontaneo dire - qua è tutto bello!". Una donna
mi risponde: "si, tutto bello, ma qui non abbiamo la scuola per i nostri
bambini, e dobbiamo mandargli a Dschang...
Io mi fermerei, e invece dobbiamo ripartire, scortati dalle moto del club
degli sportivi fino a Foniumetaw.
Un chilometro prima, sorpresa delle
sorprese: schierati ai lati della strada, da una parte all'altra, tutto il
villaggio, prima gli adulti poi i ragazzi, ognuno con in mano una fronda
dell'albero della pace. Non ci fermiamo, ma avanziamo ¡lentamente mentre tutti
corrono fiancheggiando l'auto e cantando, una processione interminabile,
gioiosa, mai vista! Gesù se la sognava un'accoglienza così quando entrò a
Gerusalemme!
Al cento del paese ci sono anche i notabili. Scendiamo, vestiti così come
siamo, impreparati a un momento tanto solenne. Due bambine ci rendono gli
omaggi floreali - perché anch'io sono coinvolto nella festa - con un
discorsino recitato a memoria del quale comprendo sono il nome di Celso e il
mio. Un grande striscione, teso al centro della strada, con le nostre foto,
annuncia la festa del nostro 50° di sacerdozio.
Andiamo in fretta a cambiarci per vestirci come conviene ed entriamo nella
chiesa dove tutti sono radunati: saluti, discorsi, canti, preghiere.
La festa continua davanti alla scuola materna, con canti e coreografie... Che
festa! Ma dove siamo capitati? Proprio in un altro mondo... Che mondo bello!
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