Ogni lunedì si formano piccoli gruppi nelle case per leggere
insieme il vangelo della domenica successiva e per capire come viverlo. P.
Michael mi porta a visitare alcune di queste micro comunità. Entriamo in una
casa tipica, costruite con blocchi di creta. Al centro della stanza il fuoco. Quattro
donne ci accolgono con calore. Domando qual è il frutto della loro condivisione
sul vangelo: “Abbiamo capito che dobbiamo amare di più i nostri vicini”. Concrete
queste condivisioni del Vangelo!
In un’altra casa c’è la famiglia di uno dei Fon che ha dato
la terra per la missione. È morto qualche anno fa e rendo omaggio alla sua
tomba accanto all’abitazione. Qua non è arrivata la legislazione napoleonica e i
morti spesso si seppelliscono attorno alla casa; anche accanto alla prima
chiesetta di Fonjumetaw ci sono dei tumoli di terra che mi vengono indicate
come le sepolture di alcuni vicini.
Riprendiamo le visite alle missioni. Quando Celso venne qua
nel 1976 c’erano sei stazioni missionarie, quando partì, 24 anni più tardi,
erano già quarantadue; alcune di queste nel frattempo sono diventate
parrocchie.
Le piste sono impossibili: buche, pietre, fango… Non abbiamo
un fuoristrada o una trazione a quattro ruote; la macchina della missione è
stata portata razziata durante la guerra. Quella che ci hanno prestato per
questi giorni è un’auto comune, scassatissima (e vedendo queste strade si
capisce perché); per fortuna la prima marcia è formidabile; ci vuole tutta la
bravura e la forza fisica di p. Michael per affrontare il viaggio. Un tempo
Celso era obbligato ad andare a cavallo.
Il parroco offre il pranzo a tutti. Non mi è facile seguire i colloqui, ma si rievocano tanti episodi che hanno segnato la storia dell’evangelizzazione di queste diverse etnie. In ogni villaggio gli inizi sono stati difficili, poche persone si avvicinavano, poi la fede esplodeva come d’incanto e nasceva la Chiesa… “è come quando mette nella terra un piccolo seme – mi spiega un anziano catechista –; all’inizio non si vede niente, ci vuole pazienza, fede, poi piano piano spunta un filino d’erba… Ora p. Celso viene a vedere come sono cresciute la piante seminate”.
Al ritorno un’altra chiesa costruita da p. Celso: Mendia. Ad attenderlo un altro vecchio catechista, con la gambe mezzo paralizzate: un altro momento di festa e di gioia.
La vita va avanti.
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