La mia avventura messinese finisce, naturalmente, sullo Stretto, con un tramonto dai colori meravigliosi. Il cielo si sta già preparando per la notte di Natale, perché dovrà accogliere gli angeli che scendono per cantare il Gloria.
Prima ne scende uno solo per dare il grande annuncio ai pastori: “Vi è
nato un Salvatore”. E subito arriva tutta la schiera degli angeli a popolare il
cielo: “Una moltitudine”, dice il Vangelo. Avevano fatto richiesta da tempo per
essere presenti. Chissà che sfolgorio in quel cielo. Per questo dico che sullo
Stretto di Messina il cielo si sta allenando per la notte di Natale, quando dovrà sfolgorare nella gloria…
Ma torniamo ai pastori. La tradizione indica, a pochi chilometri da
Betlemme, il “campo dei pastori”, dove nella notte venivano vegliate le pecore.
I pastori. Sono persone semplici. Abitualmente non sapevano né leggere né
scrivere, vivevano ai margini dei villaggi, erano scartati e temuti, ritenuti
impuri.
Sono gli ultimi e la gloria del Signore li avvolge di luce, li
trasfigura, rendendo loro la dignità regale di figli di Dio. L’umanità è
divinizzata.
Natale: l’uomo accoglie Dio ed è trasformato in dio. Divino e umano,
Cielo e terra si abbracciano. È il “mirabile scambio” cantato dai nostri
antichi Padri: l’uomo dà a Dio la sua umanità e Dio dà all’uomo la sua
divinità. Il Figlio di Dio si fa uomo per fare dell’uomo il figlio di Dio,
avvolto di gloria. Scende su questa nostra terra e ci innalza nel suo Cielo.
Spegne la sua luce, si rende opaco, nasconde la sua gloria celeste nella
piccolezza di un comune bambino e accende noi del divino.
Scendi ancora tra noi
in questa nostra notte
di paura e di speranza.
Torni a brillare la tua luce
e illumini le tenebre
della violenza e della solitudine.
Portaci il Cielo sulla terra
e trasfigura in Cielo la nostra terra.
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