venerdì 13 dicembre 2024

La notte di Giovanni della Croce

 

Dopo tre Madonne favolose, l’Immacolata, Loreto, Guadalupe, ecco che il calendario ci presenta santi gloriosi, come santa Lucia e ora san Giovanni della Croce. Dottore della Chiesa, ha vissuto quello che ha insegnato. Ha raggiunto l’unione amorosa con Dio, come testimonia il Cantico spirituale e la Fiamma viva d’amore; e per arrivare a tanta meta ha superato le “gravi difficoltà”, come testimonia la Salita del monte Carmelo e la Notte oscuraHo avuto l’avventura di introdurre quest’ultima opera per l’edizione di Città Nuova nel 2006

Notte. Una parola che mette un po’ di paura. Notte oscura. Fa ancora più paura. Sinonimo di purificazione essa è travaglio, sofferenza, dubbio, senso di solitudine e d’abbandono da parte di Dio… Una notte che un lettore attento di Giovanni della Croce, Giovanni Paolo II, ha visto avvolgere non soltanto la singola persona ma la società stessa, quasi una notte oscura collettiva che tocca la nostra società odierna: “La notte oscura, la prova che fa toccare il mistero del male ed esige l’apertura della fede, acquista a volte dimensione di epoca e proporzioni collettive” (Segovia, 3 novembre 1982).

Una notte, quella di Giovanni della Croce, che implica distacco da affetti, persone, cose, da se stessi soprattutto. Ma per lui, che l’ha sperimentata, essa appare una “notte felice”, “d’amori infiammata”, “più dell’alba incantata”. Grazie al suo silenzio e al suo lavorio interiore essa dischiude la luce e infiamma d’amore. In essa Dio stesso è all’opera. Egli si muove a compassione di noi vedendoci così invischiati nei nostri problemi, nelle debolezze, nei compromessi, e decide di intervenire e di prendere in mano lui stesso questo vaso di creta per rimodellarlo. “Questa notte oscura è azione di Dio volta a purificare l’anima dall’ignoranza e dalle sue imperfezioni abituali naturali e spirituali” (libro 2, 5). È un’operazione dolorosa ma feconda, come spiega con l’immagine del legno attaccato dal fuoco: 

“Quando il fuoco attacca il legno, comincia anzitutto col seccarlo, con l’eliminare l’umidità, e fargli trasudare l’acqua che trattiene all’interno. Poi mano a mano che lo asciuga e lo libera da tutte quelle peculiarità sgradevoli ed oscure che risultano contrarie al suo operato, lo annerisce, lo imbruttisce, e gli fa emanare cattivo odore. Alla fine infiamma con la fiamma e con il calore, lo trasforma a sua somiglianza e lo fa bello come lui. A questo punto il legno che si è mimetizzato con il fuoco, non ha più nulla di personale… Si è alleggerito e non pesa… è caldo e scalda come il fuoco, è luminoso e illumina, e tutto questo a causa del fausto evento di essere stato attaccato dal fuoco” (libro 2, 10). È così che “l’anima poco a poco sale fino a Dio, uscendo da se stessa e da tutte le cose, perché l’amore come il fuoco… punta sempre verso l’alto” (libro 2, 22). 

Così potrà essere anche del nostro mondo odierno, se è vero che vive la notte della fede e della paura.

Ma per parlare di Giovanni della Croce ci vorrebbe naturalmente José Damián Gaitán… Gli facciamo tanti auguri!

Ma per parlare di Giovanni della Croce ci vorrebbe naturalmente José Damián Gaitán… Gli facciamo tanti auguri!

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