“Che cosa dobbiamo fare?” Lo domandano a Giovanni Battista le folle, i pubblicani, i
soldati… La domanda nasce spontanea ogni qualvolta sentiamo l’appello alla
conversione, ad una vita nuova. Ci si pone davanti un ideale grande, che
affascina, attira. Ma come fare per raggiungerlo?
Dobbiamo forse lasciare la casa e le nostre consuete occupazioni e
condividere col Battista la vita dura del deserto, la penitenza? Lunghe
preghiere, estenuanti digiuni, profondi silenzi…
Forse dovrei andare altrove, lasciare la monotonia del luogo e degli
impegni, dedicarmi a qualcosa di nuovo, di più creativo.
No. La risposta di Giovanni il Battista è prettamente evangelica: che
ognuno rimanga lì, al suo posto, nel suo ambiente, al suo lavoro. Nessuna fuga,
nessuna evasione, nell’illusione che cambiando luogo, persone, mansioni possa
cambiare anche la vita. Il pubblicano che riscuote le tasse rimanga al suo
tavolo, il soldato in caserma, la mamma e l’operaio al loro lavoro, lo studente
sui banchi di scuola…
Devo semplicemente amare. Come sono monotone le persone attorno a me.
Sempre le stesse. I rapporti si sono logorati. Vorrei altri incontri, altri
spazi… Altro invece deve essere lo sguardo, che fa nuovi gli altri. Sì, cambio
lo sguardo, e in ognuno riscopro una bellezza nuova. Sì, cambio il modo, e in
ogni azione, così ripetitiva, sempre la stessa, la novità dell’amore.
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