E oggi dove
facciamo la novena di Natale? Io alla stazione Termini, davanti a due enormi
alberi di Natale, sui quali i passanti attaccano migliaia di messaggi. Se
non ci fosse stato il treno che partiva avrei passato tutta la mattinata a
leggerli. Qualcuno comunque l’ho letto.
Sono quasi tutti bigliettini
scritti a Babbo Natale. Qualche altro, pochi, a Gesù Bambino. Le richieste sono
le più varie: superare un esame (in genere il titolo dell’esame universitario specifico
per me profano risulta un po’ enigmatico); la pace; una benedizione per i genitori,
i nonni; una grazia per la cognata con un tumore; una casa, un appartamento; la
gioia per la propria ragazza… Ci sono anche poesie sul Natale, manifestazione
di sentimenti più vari.
Per lo più sono…. direi
preghiere laiche. Belle. A chi rivolgerci se non c’è più un Dio? Eppure abbiamo
bisogno di un’invocazione, di esprimere un desiderio, di esplicitare un
sentimento. Comunque di condividere. Allora si lascia lì un bigliettino,
rivolto a chi passa, o forse a nessuno, ma in ogni modo bisogna comunicare. È difficile
trovare qualcuno a cui rivolgersi, qualcuno che ha tempo e voglia di ascoltarti,
ma non si può tacere, tenere per sé… altrimenti si scoppia. Allora ecco un
bigliettino piccolo come un francobollo o grande come un fazzoletto, scritto in
stampatello, in corsivo, in italiano, in inglese, in lingue che non conosco, ma
che intuisco essere slave o con caratteri orientali… ma che sono le lingue di
che vuol dire, e sono persone di tutte le lingue!
L’abete sale su,
alto alto e porta quelle preghiere ancora più in alto, lassù dove qualcuno
ascolta e capisce; qualcuno che ama tanto il mondo al punto che, mosso a
compassione, manda suo Figlio sulla terra.
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