mercoledì 4 dicembre 2024

Il Natale di Leone Magno

 

In questo periodo, anticipando l’Avvento, ho letto i Sermoni del Natale di Leone Magno. Dopo il sacco di Roma di Alarico, ebbe a che fare con Attila e Genserico, in quel V secolo che vide l’Occidente in mano ai nuovi popoli. Fu il primo papa a ricevere il titolo di “Magno” e il primo ad essere sepolto nella basilica di san Pietro. La sua tomba in basilica oggi è sovrastata dal grande bassorilievo che lo ritrae mentre ferma Attila. Era rimasto l’unico punto di riferimento per tutto l’Occidente cristiano e civile. Davvero “Grande”!

Grande anche nel suo pensiero e nei suoi scritti. Leggendo i Sermoni lo si vede in mezzo alle eresie che negavano l’umanità di Gesù. Ai suoi fedeli di Roma, a Natale, ogni anno ripete che Gesù è vero Dio e vero uomo: una persona in due nature, «perciò le proprietà dell’una e dell’altra natura sono rimaste integre, benché convergano in un’unica persona… Se non fosse vero Dio non porterebbe la salvezza, se non fosse vero uomo non ci sarebbe di esempio» (XXI,II,2). Sviluppa il dogma in tutta sua profondità e nello stesso tempo ne mostra le conseguenze nella vita concrete: «Sarebbe inutile lasciarsi chiamare cristiani se non fossimo imitatori di Cristo. Ora egli ha detto di essere la via nel senso che la vita del maestro deve essere il modello dei discepoli» (XXV,V,6).

Nel Natale di Gesù vede il natale della Chiesa e di ogni cristiano: «La generazione di Cristo è l’origine del popolo cristiano: «il natale del capo è anche il natale del corpo… la comunità dei fedeli, nati dal fonte battesimale, sono stati generati insieme con Cristo in questa natività, come insieme con lui sono stati crocifissi nella passione, sono risuscitati nella risurrezione e sono stati collocati alla destra del Padre nell’ascensione» (XXVI,II,2).

È così che ci invita a celebrare il Natale, «mistero della nostra salvezza… che si rinnova per noi nel ricorrere del ciclo annuale» (XXII,I,1).

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