sabato 10 agosto 2019

Con le lampade accese



Perché, dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese (Lc 12, 32-48)

La domenica lascia in ombra la festa di santa Chiara.
Eppure mi pare che santa Chiara sia il commento più appropriato al Vangelo di oggi.
Forse dipende dal fatto che la sua omonima, Chiara Lubich, per tanti anni, in questo giorno di festa, ci ha parlato di Chiara d’Assisi e ce l’ha fatta vedere in tutto il suo splendore evangelico.
Chi dimenticherà mai, ad esempio, la festa di santa Chiara del 1988?

“Tutti gli anni, il giorno di santa Chiara ricordiamo santa Chiara d’Assisi, e anche oggi vorremmo fare così. Ci viene in mente sempre qualche aspetto della sua vita. Una volta abbiamo ricordato come Chiara d’Assisi rispondendo a san Francesco («Figliola, che cosa desideri?») ha detto quella parola: «Dio», che ci ha sempre sorpreso, fin da quando eravamo all’inizio del Movimento. Perché è la risposta che daremmo anche noi: «Figliolo, figliola, che cosa desideri?»; «Dio, Dio è il nostro Ideale»”.
Questo primo episodio è il più bel commento alle parole del Vangelo di oggi: “dov'è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore”.

Chiara Lubich poi continuava: “Un’altra volta abbiamo ricordato che santa Chiara ha lasciato con la sua vita una scia di luce, e questo ci è piaciuto fin dall’inizio. Attribuiamo questa scia di luce, che ha lasciato, al Risorto che viveva dentro di lei, perché amava il Crocefisso in quella maniera”.
Ancora: “Quella scia di luce che santa Chiara ha lasciato dietro di sé e che è arrivata fino a noi, invaghendoci e fomentando nei nostri cuori il desiderio di non lasciare dietro a noi se non la stessa scia, non era che Cristo che viveva in lei e fra le clarisse. La loro vita, che ha avuto il punto di partenza nella povertà, è confluita lì: nel vivere il Corpo mistico, nel vivere la Chiesa”.
Il ricordo della scia di luce lasciata da santa Chiara è il più bel commento all’invito a tenere  “le lampade accese”.

Perché non rileggere, al riguardo, la bolla di canonizzazione di santa Chiara? Promulgata da papa Alessandro IV nella cattedrale di Anagni nel 1255 tra l'agosto e l'ottobre di quell'anno (forse proprio l’11 agosto). La bolla si intitola significativamente Clara claris praeclara, prendendo spunto proprio dal nome della santa, e sviluppa ampiamente il tema biblico della luce, della lampada, del candelabro:

“Chiara, luminosa per chiari meriti, risplende in cielo per chiarità di gloria e in terra rifulge dello splendore di miracoli sublimi. (...) 
La pienezza della luce divina rende luminosa Chiara in cielo; le stupende meraviglie dei prodigi da lei operati la fanno risplendere quaggiù al popolo cristiano. (...)
O Chiara (...) Sei stata, invero, chiara prima della tua conversione, più chiara nel tuo cambiamento di vita, luminosa nella tua vita claustrale, splendente infine di luce vivissima dopo il corso della presente esistenza! (...)
Ella veramente rifulse mentre viveva nel mondo, ma più vivida risplendette nella vita religiosa; brillò come raggio nella sua casa paterna, ma nel chiostro irradiò come un sole. Scintillò in vita, ma dopo morte splende radiosa; fu chiara in terra, ma in cielo rifulge di immenso chiarore.
Quanto vivida è la potenza di questa luce e quanto forte è il chiarore di questa fonte luminosa! (...)
Chiara taceva: ma la sua fama gridava. (...)
Si teneva nascosta nella sua cella: eppure nelle città si predicava di lei.
(...) Nulla di strano in questo: perché non poteva avvenire che una lampada tanto vivida, tanto splendente rimasse occulta senza diffondere luce ed emanare chiaro lume nella casa del Signore”.


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