giovedì 8 agosto 2019

Macrina e Emmaus



Siamo nella seconda metà del IV secolo. Basilio, che ha fondato una comunità monastica, chiede al fratello Gregorio di scrivere un trattato sulla verginità. Gregorio ha ormai quarant’anni e fino ad allora non ha mai scritto. È sposato ed è vescovo di Nissa. Per stendere il suo trattato prende a modello la sorella maggiore, Macrina, pur senza mai nominarla: è la prima e la più brava dei quattro fratelli, quella che li aiuterà a diventare santi.
Un giorno, in viaggio di ritorno alla sua sede episcopale, Gregorio senta l’impulso di andare verso Anneci, nel cenobio fondato dal fratello, ormai deceduto. Trova Macrina in fin di vita e l’accompagna nel momento della morte. Più tardi scriverà la sua biografia, la prima di una donna; precedentemente si scrivevano le “vite degli uomini illustri”. Metà del libro è dedicato al momento della morte, che per Gregorio fu un evento straordinario.
Dopo qualche anno l’ammirazione per la sorella lo porta a renderle Macrina protagonista di un dialogo, L’anima e la risurrezione, un libro che richiama il Fedone di Platone.
Nel Fedone, il dialogo sull’immortalità dell’anima ha come protagonista Socrate, nel momento in cui sta per morire. Il filosofo greco fa uscita dalla stanza la moglie Santippe e si intrattiene con i discepoli sulla vita oltre la morte.

Il riferimento a Platone è evidente, ma quale differenza in Gregorio di Nissa: il cristianesimo fa sentire i suoi frutti.
Innanzitutto non si parla soltanto dell’immortalità dell’anima, ma anche della risurrezione del corpo, tema inconcepibile per il mondo greco; un tema prettamente cristiano e attualissimo, dal momento che Gesù è risorto con il corpo.
E poi… chi parla è una donna! Socrate mette alla porta la moglie: le donne non avevano niente a che fare con il filosofare. Ora invece, a dissertate sull’immortalità e la resurrezione, al posto di Socrate c’è Macrina, una donna, e lo fa davanti a un vescovo! Potenza del cristianesimo.

Ma perché proprio oggi penso a Macrina e al fratello Gregorio?
Perché ho rivisto la stessa scena: Emmaus che parla di Gesù non davanti a uno, ma a più di sessanta vescovi!
Potenza del cristianesimo che si rinnova e si rafforza!


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