sabato 17 novembre 2018

Tutto passa, tutto rimane



«In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cie­li saranno sconvolte… Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno (Mc 13, 24-32).

Come sono misteriose queste parole! Misteriose come è miste­riosa la fine del mondo.

Gesù parlava della distruzione di Gerusalem­me? I Romani non lasciarono pietra su pietra. La città santa era il cuore del mondo, colpirlo era come colpire il mondo intero, la sua fine è simbolo di ogni fine.

Parlava della mia fine? Arri­verà anche per me il momento nel quale si spegnerà il sole, ver­ranno meno la luna e le stelle e tutto precipiterà nel nulla. Per me tutto avrà fine.
Quante cose belle Dio ha disseminato lungo il mio cammino: per­sone e affetti, lavoro e riposo, momenti di luce e di intensa gio­ia, oggetti e paesaggi, città d’arte e tramonti dorati… Tutto ciò mi attira, è dono suo e l’accolgo con gioia e gratitudine. Ogni cosa avrà fine? Ritirerà ogni suo dono?

Davanti all’evidenza e all’ineluttabilità della fine, l’unica do­manda che rimane e che riecheggia lungo il Vangelo è: «Quan­do, Signore?».
Non soltanto la fine, ma anche il momento della fine rimane avvolto nel mistero. Ogni momento può essere l’ultimo. Da qui l’insistente avvertimento: «Vigilate, siate pronti».
Gesù domanda attenzione e invece quanta dis-trazione. Sono at-tratto dall’effimero, da ciò che passa, sono dis-tratto, portato via da ciò che solo rimane.
Perché qualcosa rimane. Se è vero che pas­sano i cieli e la terra, è altrettanto vero che la sua Parola rimane.

Rimane la Parola seminata in me, quella che mi dà da compiere giorno per giorno, e mi insegna come vivere. Attraverso quelle parole Gesù stesso si fa vita della mia vita e viene a vivere e ad agire in me.
Se tutto è attuato alla luce del vangelo, se tutto diventa “parola”, la sua Parola, allora il vissuto non passerà, come non passano le sue parole, come non passa Gesù. Non sarà la fine, ma un nuovo inizio.

Vivere le parole del vangelo fa vivere la parola che da sempre Dio ha pronunciato quando ci ha pensato e con la quale ci ha chiamato all’esistenza. Splenderà in tutta la sua bellezza la realtà vera che Dio ha costruito in noi, il nostro vero essere.

E tutto il resto? Se passano i cieli e la terra passeranno anche persone e affetti, lavoro e riposo, momenti di luce e di intensa gioia, oggetti e paesaggi, città d’arte e tramonti dorati…? O for­se resteranno? Resteranno se non sono dis-trazione, se li avremo
vissuti alla luce del vangelo, per amore. Tutto passa, l’amore non passa, come non passano le parole di Dio, come non passa tutto ciò che è frutto della parola vissuta e da essa permeato d’amore.


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