lunedì 19 novembre 2018

Chi trova un amico… Eugenio l’aveva trovato




Il grande Ivo Beaudoin mi ha raccontato una delle più belle storia d’amicizia della spiritualità cristiana, quella tra Eugenio de Mazenod e Francesco de Paoli Enrico Tempier.

Durante i primi anni di ministero ad Aix, Eugenio non trovò nessun amico nel giovane clero. Ne soffriva. Il 12 settembre 1814, scrisse a Charles de Forbin-Janson, con il quale aveva vissuto il seminario: «… sono solo. Sei il mio unico amico». Cercava un confidente, un collaboratore animato dallo stesso zelo.
In Enrico Tempier trovò finalmente l’amico «nel senso pieno del termine», proprio come lui desiderava.
Già nella prima lettera che gli scrisse il 13 dicembre 1815 leggiamo: «Conto su di voi più che su me stesso per la regolarità di una casa che, nella mia idea e le mie speranze, deve ripetere la perfezione dei primi discepoli degli Apostoli»; e nella seguente: «Il mio cuore mi ha fatto sentire, caro amico e buon fratello, che voi siete la persona che il buon Dio ha riservato per essere la mia consolazione» (15 novembre e 13 dicembre 1815).

Eugene de Mazenod aveva momenti di entusiasmo, ma ha passato anche ore grigie di dubbio, incertezza e sconforto. Ha sempre vissuto gli eventi in maniera passionale: provocavano in lui grandi gioie o grandi tristezze. Non poteva tenere per sé quanto gli bolliva dentro; doveva parlare, condividere, lasciare che i suoi sentimenti esplodessero. Per fortuna aveva con lui Tempier, calmo, capace di ascoltare, e poi di suggerire ciò che si sarebbe dovuto fare.
Padre Tempier era per lui una presenza preziosa. Spesso glielo ripeteva e ne graziava il Signore.

Leggiamo in proposito alcuni estratti delle sue lettere.
Da Parigi, il 25 luglio 1817: «Sono molto triste nel sentirmi a duecento leghe dai miei cari e carissimi amici, dalla mia famiglia, dai miei figli, dai miei fratelli e specialmente da voi [Tempier], il mio unico».
Quando padre Tempier lascia Aix per N.-D. du Laus, riceve spesso lettere in cui il Fondatore gli esprime tutto l’affetto e ripete la sua fiducia: «Quando a voi, non ho nulla da aggiungere a ciò che sapete dei miei sentimenti nei vostri confronti; vi amo tanto quanto me stesso, e la mia fiducia in voi è tale che mi sarebbe impossibile nascondere il minimo dei miei pensieri. Mi sembrerebbe di fare un furto, un crimine di lesa-amicizia che non potrei perdonarmi». «Cominciando la mia lettera vorrei dirvi, mio caro amico, quanto sono stato toccato dai sentimenti che nella vostra ultima lettera mi esprimete in maniera così edificante. Ho riconosciuto in questa prima pagina il vero religioso, l’uomo giusto, il buon cuore, il mio caro Tempier tutto intero. Ringrazio incessantemente Dio per avermi associato a voi e lo supplico di riempirvi sempre di più del suo spirito per il nostro più grande vantaggio comune...» (1 aprile 1821, 15 agosto 1822). «Addio, mio ​​caro e fedele compagno, figlio, fratello e caro padre» (21 ottobre 1828). 

Durante il difficile periodo in cui fu avversato dal governo per la sua nomina a Vescovo, tra il 1832 e il 1835, de Mazenod dovette lasciare spesso Marsiglia. Sopraffatto dalle false accuse delle autorità civili, soffriva dell’isolamento. Lo ripete in tutte le lettere: «Avevo bisogno della vostra consolazione nella mia afflizione»; «Terribile isolamento qui dove sono»; «Ho sempre sentito un grande dolore quando ho dovuto allontanarmi da tutti voi..., ma lasciare voi, mio ​​caro amico, in uno stato di salute così poco soddisfacente e sovraccaricarvi di tutte le mille piccole cose di cui mi carico io ogni giorno!...»; «Non posso vivere senza di voi. Quando sono, non dico separato perché siamo spesso sotto lo stesso tetto, ma lontano da te, manca qualcosa di essenziale alla mia esistenza. Vivo solo a metà e molto tristemente». Il pensiero di rivederlo gli dava coraggio: «Il piacere che sentirò nel rivederti metterà a mio agio il mio cuore!» (31 dicembre 1830, 25 giugno e 21 settembre 1832, 8 agosto 1833, 1 agosto 1835).

Il Superiore Generale ripete spesso che il suo primo assistente è “un altro se stesso”, nel quale ripone tutta la sua fiducia per gli affari della Congregazione. Quando padre Tempier partì per il Canada nel 1851, il Fondatore gli scrisse: «Oh! Quanto è stato doloroso per il mio cuore il momento della separazione! Per consolarmi ho bisogno di ricorrere a questo divino Maestro, che ha ispirato e mantenuto la nostra unione semisecolare». Ai Padri del Canada aveva annunciato la visita con queste parole: «Sarete contenti di questo visitatore, il mio primo compagno di famiglia alla quale tutti apparteniamo. Potete parlargli con la stessa fiducia che avete in me; abbiamo un solo cuore e un’anima, come vorrei che fosse per ognuno di voi. Questo è sempre stato il nostro distintivo, come quello dei primi cristiani. Molti, avendolo dimenticato, si sono allontanati dallo spirito che volevo stabilire nella nostra Congregazione».
Quando uno dei due era assente, si scrivevano ogni settimana e anche ogni due o tre giorni.

Nessun commento:

Posta un commento