domenica 4 novembre 2018

Il servizio della cultura, la cultura del servizio




Alla conclusione della settimana di studio che si è tenuta a Castelgandolfo con oltre 250 rappresentanti di diversi mondi culturali del Movimento dei Focolari, mi sembra di sintetizzare in tre parole la mia comprensione del compito culturale a cui siamo chiamati:

1. Unità. Il nostro lavoro culturale non è fine a se stesso, non è pura speculazione; ha una finalità ben precisa: vuole contribuire all’unità. Siamo in un mondo diviso, che ha sete d’unità. Vogliamo fare nostro il sogno di Dio e la preghiera che Gesù ha rivolto al Padre: “Che tutti siano uno”. Ogni nostra iniziativa culturale è a servizio di questo grande disegno di Dio sull’umanità, inconscio anelito della stessa umanità.

2. Luce. Come costruiamo l’unità?Come rispondere alle interpellanze che ci giungono dalle innumerevoli e immani situazioni del mondo nel quale siamo immersi e di cui vogliamo farci voce? C’è un nostro contributo specifico per l’unità? 
Sì, portare la Luce! Il Movimento si è costituito attorno ad una fondatrice che racconta così la sua ispirazione: “Un giorno (indefinito giorno) ho visto una luce. Mi parve più bella delle alte cose belle e la seguii. Mi accorsi che era la Verità”. Non è un caso che Silvia Lubich abbia scelto come nome nuovo “Chiara” = luce.
Abbiamo la fortuna di possedere la cosa più bella delle altre cose belle, Verità, la Luce vera, quella che splende nelle tenebre e che illumina ogni uomo (cf. Gv 1). 
Forse il nostro apporto specifico di uomini di cultura illuminati dalla Claritas, dall’Ideale è proprio quello di portare luce.
C’è anche un altro che ha lo stesso nome di Chiara: Lucifero. La sua è una luce fredda. Quella di Chiara è invece una luce “calda”, che si identifica con la Vita, con l’Amore: una Luce che si fa vita, che porta ad amare. Il nostro mondo intellettuale non è e non può mai essere disgiunto dalla vita e dell'amore, luce “calda” capace di penetrare nella società e trasformarla.


Dobbiamo saper valorizzare al massimo i nostri ambiti nei quali elaboriamo cultura, nella ricerca e nello studio, quali la Scuola Abbà, l’Istituto Universitario Sophia, le cosiddette “Inondazioni”, che raggruppano operatori culturali in ben 12 gruppi disciplinari, che vanno dal diritto all’architettura, dall’economia all’educazione, dallo sport all’arte. Non mancano altre agenzie culturali a cui il Movimento ha saputo dar vita.
Questa grande varietà di proposte culturali riflettono la complessità del reale e aprono concrete vie di risposta, nella misura in cui non costituiscono dispersione di energie, ma piuttosto arricchente risposta unitaria.

Non si tratta tanto di elaborare una “nostra” cultura, autonoma e autosufficiente; sarebbe un’altra cultura accanto alle altre, una in più. Mi sembra che siamo piuttosto chiamati a coinvolgere i colleghi e le persone di cultura, con cui siamo in contatto, in un dialogo sincero, entrando nei più diversi mondi culturali con sincera "simpatia" e valorizzando ogni barlume di verità.
E questo non soltanto in ambito accademico. La cultura oggi non si fa solo nelle università. Tanti altri ambiti elaborano cultura e vanno presi il rilievo e lievitati.
Il nostro compito è offrire una luce “calda”, che è amore e vita, capace di coinvolgere, di mettere in rapporto, di creare sinergie e comunione.

3. Maria. Credo che questa operazione non possa essere compiuta senza “essere Maria”. Solo lei, la Madre, è capace di tenere insieme tutte le componenti culturali e di offrire una luce particolare, senza imposizioni. Se ci presentassimo con la volontà di imporre un nostro pensiero, una nostra cultura, diventeremmo un particolare. Più che un pensiero unico, un’unica cultura, abbiamo da donare uno stile che sa entrare nei particolari, nella molteplicità, anche nella frammentazione e porre tutti in connessione reciproca.
Occorre possedere il “nulla” di Maria, quella sua forte identità che si esprime nel servizio, nello stare sotto, nel creare rapporti. 
Solo così potremo aiutare l’umanità nel suo cammino verso l’unità, verso la realizzazione del progetto di Dio, l’ut omnes.
Questo penso la missione a cui siamo chiamati: essere Maria, che dà vita al Verbo, la Luce, e porta all’unità. 


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