Un papa con l’odore delle pecore
Parlando ai sacerdoti il
giovedì santo papa Francesco ha parlato di pastori in mezzo al proprio gregge
con “l’odore delle pecore” (Omelia, Giovedì Santo, 28 marzo 2013).
Dalle parole ai fatti.
E i fatti sono celebrare ogni giorno
con i dipendenti vaticani, a cominciare dagli spazzini; sedersi all’ultimo
posto nella cappella, tra i fedeli, in attesa dell’ora della messa; uscire
dalla chiesa di santa Marta per salutare la gente.
I fatti sono scendere dalla
camionetta per abbracciare un paralitico, mettere il ciuccio in bocca a un
bambino che piange impaurito, lavare i piedi ai giovani detenuti di Rebibbia. Gesti
che non si improvvisano, ma che gli sono diventati abituali nel lungo esercizio
di una vita.
Scendere dalla camionetta e
abbracciare un ammalato non è un gesto teatrale, ma l’abitudine e la
familiarità con i poveri.
Mettere in bocca il ciuccio al
bambino è un gesto che denota familiarità con i bambini, ci sa fare. (vedi http://video.repubblica.it/edizione/roma/il-papa-consola-un-bimbo-dandogli-il-ciuccio/124931/123418?ref=HRESS-1)
Lavare i piedi e è un gesto che
tutti i preti ripetono il giovedì santo, ma impressiona come lui li ha lavati,
come li ha baciati, con quanto amore e affetto ha guardato uno ad uno i
ragazzi. Gli stessi gesti e gli stessi sguardi che rivediamo su alcune foto di
quando, da vescovo, lavava i piedi agli ammalati di AIDS.
Sono gesti, questi, che parlano più
delle parole, o che danno sostanza alle parole.
Abbiamo un papa che ha addosso l’odore
delle pecore.
Io spero solo che tutta questa folla che lo acclama prenda esempio ...nei fatti. A cominciare da me. Ciao p. Fabio
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