Messa parrocchiale nella chiesa dello scolasticato di Cedara, a due passi da Pietermaritzburg. Viene celebrata nella lingua zulu, una delle 11 lingue ufficiali del Sud Africa. Cantano che è una meraviglia, un concerto in potenti polifonie dove le voci maschili e femminili si rincorrono in perfetti accordi. Naturalmente non capisco questa lingua complessa ma sanno coinvolgermi in un intenso clima di preghiera, come soltanto gli africani sanno fare.
Penso a come sarebbe contento p Giuseppe Gerard se fosse qui. Dovette lasciare questo posto perché non si vedeva nessun risultato. Lo invitarono ad andare più avanti, oltre le montagne in cerca di gente più aperta. Fu così che divenne l’apostolo del Basutoland. Anche i fallimenti, nelle mani di Dio, sono fruttuosi. Un secolo e mezzo fa gli zulu prendevano in giro p. Gerard per le parole del Padre nostro, e oggi li sento cantare proprio il Padre nostro con passione e su una melodia da brivido.
Anche questa Chiesa sudafricana è nata dagli Oblati. Quando vennero qui nel 1852 non sapevano da che parte cominciare. Non conoscevano i luoghi la gente. Non si lasciarono scoraggiare da niente, nonostante le tre parole allora di moda: miseria, solitudine, sofferenza. Anche oggi la Chiesa sudafricana è guidata da 4 vescovi e arcivescovi oblati. L’unico santo, per adesso, rimane p. Gerard.
Se all’aeroporto c’erano soltanto bianchi, nella chiesa degli Oblati ci sono soltanto neri. Dopo la messa la gente si ferma a prendere insieme un caffè, un tè. I giovani rimangono nel parco tutta la giornata… altrimenti che domenica è? Anch’io mi fermo un po’ con loro. Il sole splende in un cielo d’un azzurro intenso, limpidissimo; sul mezzo del giorno riscalda la fredda giornata di inizio inverno. Tutto attorno una vegetazione ricca e verde; sono pochi gli alberi che hanno perso le foglie. Nel parco, al posto degli scoiattoli, le scimmie saltano da un albero all’altro e fanno festa con noi.
Nel pomeriggio inizio dei lavori…
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