“Voi siete nel tempo; io sono in cima alla montagna, alla porta dell’eternità.
Vado a render conto. Ho dovuto quaggiù trattare molti affari e mi sono preso grandi responsabilità. Mi affido alla misericordia di Dio e molto poco ai miei meriti.
L’ho amato e ho cercato di farlo amare. E tuttavia meritava molto di più”.
Lo spettacolo “Mistral” eseguito ieri sera e questo pomeriggio nell’auditorium del Divino Amore termina con queste parole di sant’Eugenio. Ormai alle soglie dell’eternità, egli consegna a noi, ancora nel tempo, l’opera da lui intrapresa. Oggi, a 150 anni dalla sua Pasqua possiamo proprio dire che gli Oblati, con tutta la loro grande famiglia, continuano ad amare Dio e a farlo amare.
Lo abbiamo toccato con mano in questi due giorni durante i quali ci siamo ritrovati 800 Oblati e laici, da tutta Italia e anche dalla Germania, per mettere in comune la nostra comprensione del carisma di sant’Eugenio e le esperienze che esso continua a suscitare. Esperienze fresche, vere, che mostrano come la vita penetri nelle famiglie, tra le persone disagiate, emarginate… Il carisma è vivo! Ci siamo sentiti uniti dal cuore di sant’Eugenio che continua a scompaginare la sua famiglia e a renderla sempre più viva, così come faceva quand’era qui in terra. Sì, una famiglia, a servizio della Chiesa.
C'è un futuro per gli Oblati |
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