lunedì 2 maggio 2011

Ritorno in Galilea / 5 – Nazareth, Tabor, Cana

C’è un tiro di sasso tra la casa di Maria a quella di Giuseppe, poste ai due limiti estremi del villaggio. Un paese piccolo quello di Nazareth, al tempo di Gesù, un centinaio di famiglie, per lo più insediate in grotte. Eppure qui inizia la storia, tra l’“Ecco, io vengo” di Gesù e l’“Eccomi” di Maria.
Abbiamo percorso in lungo e in largo le strade del paese che ora è città: la fontana di Maria, il luogo dell’annunciazione, la casa della santa Famiglia, ma anche il mercato, il quartiere dei falegnami… Rimanendo nella zona bassa, quella araba, carica di colori e di odori, ci è più facile cogliere il mistero dell’incarnazione in una storia tanto terrena e concreta. Come contenere la gioia?
Poi al Tabor. Da lassù si domina la pianura di Esdralon, verde, con le sue colture intensive, inondata di sole e di luce. Più intensa brilla nel cuore la luce della Trasfigurazione. Rilette qui le pagine del Vangelo acquistano uno spessore nuovo, si rifanno vive e parlano come mai.
Cana segna il tocco finale della giornata: tutte le coppie, nel rinnovo delle promesse matrimoniali, sembrano stringersi in un legame più profondo semplice e sincero, fino a gridare il solito “Viva gli sposi”, che non aveva tuttavia niente di banale, ma un sapore nuovo, quasi una trasformazione, come da acqua in vino!
Non ci pare vero di veder rianimarsi il vangelo, di sentire così vicini Maria, Giuseppe, Gesù. È tutto così normale e straordinario… proprio come il Vangelo.
Tuttala famiglia al Tabor, trasfigurata!

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