venerdì 20 maggio 2011

La Pasqua e gli amori di sant'Eugenio - Maria



Nel momento della sua Pasqua, attorno al letto di Eugenio si cantava il Salve Regina. «Alle parole… O dulcis Virgo Maria, rese l’ultimo respiro», racconta il suo segretario, poi suo successore. Nella Regola sant’Eugenio aveva scritto che gli Oblati avrebbero dovuto avere un tenero amore per la “Dolce Maria” e proprio con le parole “Dolce Vergine Maria” gli si aprono le porte del Cielo e si compie la sua Pasqua.
L’aveva detto: «Oblato di Maria Immacolata, un passaporto per il cielo! Riconosci che è davvero glorioso e consolante esserle consacrati in questo specialissimo modo e di portare il suo nome... Rallegriamoci di portare questo nome». E ancora: «Non vi sembra un segno di predestinazione avere il nome di Oblati di Maria, che vuol dire consacrati a Dio sotto la protezione di Maria di cui la Congregazione porta il nome come un nome di famiglia diviso con la Santissima e Immacolata Madre di Dio? C’è da provocare gelosie...».
Quando i primi missionari emisero per la prima volta i voti, all’indomani dell’approvazione pontificia, Eugenio salutò gli Oblati con queste parole: «Il Signore ha ratificato i piani che avevamo preparato per la sua gloria; ha benedetto i legami che ci uniscono; d’ora innanzi combatteremo i nemici del Cielo sotto un vessillo che la Chiesa ci ha dato e che sarà nostro. Splende su di esso il nome glorioso della SS. Vergine Maria Immacolata: nome che è il nostro nome, perché siamo consacrati alla Vergine Santissima; siamo in modo particolare i suoi figlioli; la sua protezione, fino ad oggi così tangibile, lo sarà maggiormente per l’avvenire, se saremo degni di tale madre...».
La seconda casa, dopo quella di Aix, era stato un santuario della Madonna verso la quale dichiarava di professare una «devozione specialissima per la Madre di Dio». Da allora gli Oblati sono passati di santuario in santuario amando e facendo amare Maria.
Il momento culmine della vita di sant’Eugenio fo quando, a Roma, poté essere presente alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione. «Ero vescovo come tutti gli altri, duecento press’a poco, che erano presenti; ma chi poteva presentarsi con la qualità di Padre di questa famiglia sparsa oggi in tutto il mondo, che porta alto sulla bandiera, dal giorno in cui essa fu posta tra le nostre mani dal capo della Chiesa, il nome di Maria Immacolata, di Maria concepita senza la macchia del peccato originale?».
A lei si rivolge ancora quando s’avvicina la fine della sua vita lasciando scritto nel suo testamento: «Invoco, per il perdono dei miei peccati, l’intercessione dell’Immacolata Vergine Maria, Madre di Dio, osando ricordarle in tutta umiltà, ma con consolazione, la devozione filiale di tutta la mia vita e il desiderio, in me sempre presente, di farla conoscere e amare».
Hai amato Maria, la madre mia, Eugenio. Vieni, benedetto dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo.

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