La principale reliquia che gli Oblati possiedono del loro fondatore è il cuore. Diviso in piccoli frammenti è presente in tutti i continenti in una teca simile sulle quali sono scritte le parole che egli pronunciò nel momento della sua Pasqua, sintesi della sua vita e del suo insegnamento: «Tra voi la carità… la carità… la carità… e al di fuori, lo zelo per la salvezza delle anime». Il modo nel quale è stata conservata la reliquia sembra dire che al centro del carisma missionario di sant’Eugenio c’è il suo cuore, da cui tutto è partito e che tutto ha sostenuto e continua a sostiene. Come dire che l’anima di tutto è l’amore: «Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita. E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sarei nulla» (1 Cor 13, 1-2).
«Sì, ho un cuore e amo con vero e tenero affetto... Sono convinto di aver ragione nell’amare gli uomini», rispondeva con convinzione Eugenio a chi lo accusava di essere troppo sensibile. Davanti alla morte di un suo Oblato, padre Suzanne, non si vergognava infatti di scrivere: «Figlio mio diletto, chi mi consolerà della tua perdita? Ahimè, non ci sei più! Neanche il pensiero della felicità eterna di cui godi mi consola! Chiamami dunque a te!».
Misurava il suo cuore su quello di Gesù e da quello attingeva l’amore: «La festa del Sacro Cuore è la festa dell’amore di Gesù Cristo per gli uomini. Bisogna dunque amare gli altri con la forza dell’amore di Cristo».
«Non posso fare altro che ringraziare Dio per avermi dato un’anima capace di comprendere meglio quella di Gesù Cristo, nostro Maestro, che ha formato, che anima e che ispira la mia…
Amiamo Dio per le sue infinite perfezioni, amiamoLo perché ci ha amati per primo: “È lui che per primo ha amato noi”, ma “carissimi, se Dio ci ha amato anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri” e, da notare bene, “figlioli miei non amiamo a parole né con la lingua – come tutti coloro che amano con la testa – ma con i fatti e nella verità”. Oh! No! “Chi non ama non conosce Dio perché Dio è Amore” (1 Gv 3,18; 4,8.10-11.19). E questo amore non è speculativo e non astrae dalla persona. Bisogna amare qui in terra per permettersi di amare Dio per il quale, nel vero senso, si amano le sue creature, tanto che l’Apostolo dice “chi infatti non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede?”. Non c’è una via intermedia: “Abbiamo questo comandamento: chi ama Dio ami anche il fratello” (1 Gv 4,20-21). Si studi san Giovanni, si scruti il cuore di san Pietro e il suo amore per il divin Maestro, si approfondisca, soprattutto, ciò che sgorgava dal cuore di Gesù Cristo che amava, non solo tutti gli uomini, ma in particolare i suoi Apostoli e i suoi discepoli, e poi si abbia il coraggio di venire a predicarmi un amore speculativo, privo di sentimenti, senza affetto!».
Eugenio ama col cuore!
È l’amore la chiave di lettura di tutta la sua vita. Un amore appassionato e intelligente che gli fa riconoscere i segni dei tempi e lo lancia a rispondervi senza risparmio di energie. Un amore comunicativo e coinvolgente, capace di trascinare dietro a sé giovani pronti a condividerne gli ideali e le azioni. Un amore che si rivolge prima a quanti lo circondano nella città natale, Aix-ex-Provence, poi nella regione circostanze, poi in tutta la Francia, fino a quando, ormai incontenibile, esplode e si dilata nei continenti. Un amore che mostra in sant’Eugenio “un cuore grande quanto il mondo”.
Hai amato con tutto il tuo cuore, Eugenio. Vieni, benedetto dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo.
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