martedì 17 maggio 2011

La pasqua di Sant'Eugenio e i suoi amori - la gente

Come narrare l’amore per la gente? Occorrerebbe passare in rassegna tutta la sua vita. Egli ha rivisto il volto del suo Cristo in quello della sua gente, ha servito e amato la Chiesa nelle sue membra.
Dovremmo parlare dei carcerati di Aix dei quali si prendeva cura fin da giovane, dei ragazzi pidocchiosi ai quali faceva catechismo a Parigi, dei giovani della sua città, degli artigiani e degli operai che radunava le domeniche di Quaresima alle sei del mattino e alle quali parlava in dialetto. Pare di sentire ancora le sue parole di profeta: Poveri di Gesù Cristo, afflitti, sciagurati, sofferenti, infermi, piagati..., voi tutti oppressi dalla miseria, fratelli miei, miei cari fratelli, miei rispettabili fratelli, ascoltatemi. Voi siete i figli di Dio, i fratelli di Gesù Cristo… voi siete, in qualche modo, dèi… Dentro di voi c’è un’anima immortale, creata a immagine di Dio…, più preziosa davanti a lui di tutte le ricchezze della terra, di tutti i regni del mondo”. La letteratura cristiana conosce già parole simili sui poveri, ma erano indirizzate ai ricchi perché avessero compassione dei poveri. Eugenio ama direttamente i poveri e ad essi si rivolge.
Dovremmo parlare di una figlia di nessuno, una certa Germaine, che egli accompagna alla ghigliottina, dichiarando che era «motivo di ammirazione poiché il Signore aveva versato il suo sangue per lei».
Dovremmo parlare del suo rapporto di stima verso le pescivendole del vecchio porto di Marsiglia immediatamente ricevute nell’ufficio personale del vescovo, mentre al sindaco farà fare anticamera. Ama una vecchia solitamente ubriaca nel quartiere più malfamato di Marsiglia per la quale lascerà un pranzo ufficiale offerto in suo onore e andrà ad amministrarle l’unzione degli infermi. Ama gli ammalati di peste messi in quarantena, per i quali assedia l’amministrazione pubblica fino a quando riesce ad ottenere il permesso di andare a curarli. Uno dei suoi preti ha lasciato scritto: «Non ho mai conosciuto una persona capace di esercitare tanta seduzione come lui... In certi momenti mi sarei fatto uccidere per lui».
Lo guida la convinzione che nel povero c’è Gesù e che non si può amare Dio che non si vede se non si ama il fratello che si vede: «Non concepisco come possano amare Dio quanti non sanno amare gli uomini. Non cerco di nascondere né di sconfessare i sentimenti che mi animano. Piuttosto ringrazio Dio di avermi dato un animo capace di amare gli uomini e di capire l’animo di Gesù Cristo mio Signore». Ne trae tutte le conseguenze: «Se, nel momento in cui il desiderio mi porta a contemplare le misericordie di Gesù Cristo nel Santissimo Sacramento, sono chiamato a compiere un dovere di carità, devo lasciare senza mormorazioni e rimpianti Nostro Signore per compiere questo dovere che la sua volontà mi impone...».
La sua vocazione lo chiama a «dedicarmi completamente al servizio del prossimo che amavo con l’amore che Gesù Cristo ha per gli uomini». Sono «Chiamato per vocazione a essere servitore e prete dei poveri, al servizio dei quali vorrei essere in grado di spendere tutta intera la mia vita». La carità lo spinge: «La carità abbraccia tutto e a nuovi bisogni inventa, quando è necessario, nuovi mezzi».
Hai amato la tua gente, i poveri, Eugenio. Vieni, benedetto dal Padre mio, ricevi in eredità il regno preparato per te fin dalla creazione del mondo.

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